L’Unione Europea sta lavorando a un regolamento che per la prima volta fisserà degli obiettivi vincolanti per il ripristino di ecosistemi, habitat e specie
La natura è la nostra ancora di salvezza, ma si sta deteriorando. Secondo l’organizzazione internazionale che si occupa di biodiversità e servizi ecosistemici, più del 75% delle terre emerse sono degradate e migliaia di specie sono a rischio di estinzione. Eppure la natura è il fondamento della vita e di conseguenza dell’economia: il PIL globale dipende infatti dai materiali e dai servizi forniti dagli ecosistemi.
Per questo motivo il 12 Luglio è stata approvata dal Parlamento Europeo la Nature Restauration Law, la legge che mira a ripristinare gli ecosistemi degradati dell’unione Europea al fine di fermare la perdita di biodiversità e mantenere più resiliente il nostro pianeta.
La legge ha dovuto però affrontare una forte opposizione da parte dei governi più nazionalisti e degli eurodeputati conservatori, venendo approvata con una lieve maggioranza – 336 i voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni. Il PPE, partito popolare europeo, ha infatti osteggiato la legge, sostenendo che avrebbe potuto incidere negativamente sulla “sicurezza alimentare” e sul “comparto della agricoltura, della silvicoltura e della pesca”.
Ma sono proprio le odierne modalità di sovra-sfruttamento di specie e risorse le principali cause che stanno mettendo a repentaglio la stabilità degli ecosistemi e di conseguenza la nostra sicurezza economica ed alimentare.
La proposta di legge, pienamente in linea con la Strategia Europea 2030 per la Biodiversità e la strategia From farm to Fork, punta alla messa in opera di misure di ripristino di almeno il 20% delle zone terrestri e marine europee entro il 2030, per arrivare entro il 2050 a riqualificare tutti gli ecosistemi degradati. Non si tratta di ripristinare solo ambiti naturali, ma anche luoghi antropizzati e aree urbane.
“Il ripristino della natura non comporta automaticamente un aumento delle aree protette: non tutte le aree ripristinate saranno infatti soggette a vincoli di tutela. La maggior parte di esse non lo diventerà, in quanto il ripristino non preclude l’attività economica, ma consiste nel vivere e produrre insieme alla natura, riportando una maggiore biodiversità ovunque, anche nelle zone in cui si svolge un’attività economica, come ad esempio le foreste gestite, i terreni agricoli e le città.” – così si legge nel comunicato stampa rilasciato dalla commissione europea.
Nel dettaglio gli obiettivi proposti comprendono: l’inversione del declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e l’aumento delle popolazioni; nessuna perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030 ed anzi un aumento entro il 2050 con una copertura arborea minima del 10 % in ogni città; il ripristino delle torbiere drenate e degli habitat marini; l’eliminazione delle barriere fluviali in modo che almeno 25 000 km di fiumi siano trasformati in fiumi a flusso libero ed anche l’aumento complessivo della biodiversità negli ecosistemi agricoli attraverso pratiche agricole più sostenibili e la riduzione del 50% dell’uso e del rischio dei pesticidi, sostanze tossiche per la salute umana e l’ambiente.
Quest’ultima misura, in particolare, ha destato parecchie opposizioni, tanto che il voto sulla riduzione dei pesticidi nella commissione agricoltura del Parlamento è stato rinviato a ottobre.
Nel caso in cui il regolamento venisse approvato anche dal Consiglio Europeo, gli stati membri avranno tempo due anni per presentare alla Commissione i piani di ripristino nazionali, che comprenderanno le strategie di riqualificazione degli habitat e i piani di monitoraggio per verificare i progressi raggiunti.
“Gli esseri umani dipendono dalla natura: per l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo – per la vita stessa. Anche la nostra economia dipende dalla natura. Le crisi del clima e della biodiversità minacciano le fondamenta stesse della nostra vita sulla Terra.” Ha dichiarato Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo – “Stiamo facendo progressi nell’affrontare la crisi climatica e oggi aggiungiamo due atti normativi che rappresentano un enorme passo avanti per affrontare l’incombente ecocidio.
Quando ripristiniamo la natura, le consentiamo di continuare a fornire aria, acqua e cibo puliti e di proteggerci dagli impatti peggiori della crisi climatica.
Anche la riduzione dell’uso dei pesticidi contribuisce al ripristino della natura e protegge gli esseri umani che lavorano con queste sostanze chimiche”. I benefici del ripristino della natura, dunque, superano di gran lunga i costi.


