In una sentenza di tre pagine emessa martedì, il giudice dell’alta corte britannica ha respinto tutti e otto i motivi dell’appello di Julian Assange contro l’ordine di estradizione degli Stati Uniti, firmato dall’allora ministro degli interni britannico Priti Patel a giugno dello scorso anno. Dunque ora Assange è “pericolosamente vicino” all’estradizione afferma la sua famiglia e rischia di passare il resto della sua vita in prigione per aver reso pubblici di documenti militari e diplomatici riservati.
Gli avvocati hanno già fatto sapere che faranno nuovamente appello allo stesso tribunale, una nuova domanda di appello sarà depositata la prossima settimana.
Il padre di Assange, John Shipton, ha affermato che i motivi di suo figlio per un’ulteriore udienza erano “chiari, puntuali e giusti”. “La famiglia di Julian veglia, inorridita, e tutte le persone imparziali di tutto il mondo guardano con profonda inquietudine e allarme”, ha detto.
L’appello di Assange sosteneva che Patel, in qualità di ministro degli interni, avesse sbagliato ad accettare l’ordine di estradizione perché la richiesta viola il trattato USA-Regno Unito secondo il quale “l’estradizione non viene concessa per presunti reati politici”, e il suo team legale ha costantemente sostenuto che il desiderio degli Stati Uniti di processare Assange è motivato politicamente.
L’appello sosteneva anche che la libertà di parola è protetta dalla Costituzione e che la stessa richiesta di estradizione è un abuso di procedura. Assange potrebbe poi ancora opporsi all’estradizione presso la Corte europea dei diritti dell’uomo.



