.Domenico De Masi, tra i sociologi del lavoro più accreditati in Italia e professore emerito alla Sapienza, cosa ne pensa?
“Spero che Conte vada fino in fondo su questo pensiero. In questo momento cogliere la palla al balzo di quanto sta accadendo in Ucraina per affermare che le armi vanno incrementate e non distrutte è una follia. Era un’occasione straordinaria per affermare la pazzia delle armi nucleari e invece no. Qualunque azione che vada contro gli armamenti la ritengo positiva”.
Crede che su questo il Movimento possa spaccarsi?
“Non è possibile dirlo. È imprevedibile, c’è di tutto dentro ma credo che Conte abbia un buon 80% del Movimento dalla sua parte. Se si dovesse spaccare ne uscirebbe una parte minima, non si spaccherebbe a metà”.
Come considera la linea del Pd più interventista sul fronte delle spese militari?
“Tutte le organizzazioni produttrici di armi contano una forte presenza di personaggi del Pd. Alessandro Profumo è amministratore delegato di Leonardo, Marco Minniti è presidente della fondazione Med-Or, Luciano Violante è presidente della fondazione Leonardo, Fausto Recchia è amministratore delegato di Difesa servizi Spa, Nicola Latorre è direttore generale dell’Agenzia Industrie Difesa. Quasi per conseguenza naturale finisce a sostenere quello che sostiene. Ed è l’ennesima dimostrazione che il Pd è sempre più spostato a destra. Sono anni che non fa cose di sinistra: ha abolito l’articolo 18, ha fatto le privatizzazioni”.
Fratelli d’Italia, con Ignazio La Russa, propone di dirottare i fondi del Reddito di cittadinanza per le spese militari.
“Ha sbagliato i conti. Il Reddito di cittadinanza è meno della metà dei costi che servono per portare le spese militari al 2% del Pil. Non ci fa niente con i soldi del Reddito, fa solo morire i poveri. È una guerra contro 3,7 milioni di persone inermi”.


