Wuhan, da epicentro del coronavirus a casa madre delle vetture con la cui produzione il Governo Meloni vorrebbe provare a bilanciare il palese disimpegno di Stellantis fu Fiat
Al momento non si sa dove finisca la provocazione e dove effettivamente cominci il disegno di politica industriale. È un dato di fatto che i contatti fra palazzo Chigi, ministero per il made in Italy da una parte, e il colosso delle quattro ruote Dongfeng Motors dall’altra, siano tutt’altro che effimeri, e vedano il Piemonte fra le regioni candidate di punta a ospitare i costruttori provenienti dalla Grande muraglia, in quello che fu il tempio incubatore delle macchine da scrivere e dei primi prototipi di personal computer, a Ivrea.
Il Ministro di Fratelli d’Italia, che in queste ore sta convocando l’ennesimo tavolo sull’automotive dove si è preso atto della cessione di Comau – il ramo robotico della ex FCA – da parte di Elkann e Tavares a un noto fondo di investimenti statunitense, ha ribadito più di recente che l’apertura del mercato italiano a un secondo costruttore è, di fronte allo stallo degli eredi di casa Agnelli, la sola via per tendere all’obiettivo del raggiungimento della soglia minima annua di un milione di veicoli assemblati nel nostro Paese con componenti messi a disposizione da subfornitori locali almeno per il 70 per cento del prodotto finale.
Nel caso in cui queste precondizioni si materializzassero, il duo Meloni Urso sarebbe pronto a offrire, tramite gli strumenti ora previsti per incentivare l’industria 5.0 e l’acquisto di auto elettriche o ibride, una congrua disponibilità di incentivi per le fasi di avviamento e primo consolidamento del futuro sito manifatturiero.
Le indiscrezioni che circolano indicano che lo stabilimento ipotizzato avrebbe una capacità produttiva annuale di 100.000 auto realizzate, con l’impiego da 900 a mille unità di forza lavoro, tra nuove assunzioni e rientro delle maestranze attualmente in cassa integrazione guadagni a zero ore.
Nel frattempo, sul tavolo dell’onorevole Urso è all’esame il dossier della cessione di una quota non maggioritaria di Comau: questione assai intricata, poiché l’operazione fa capo a una compagnia, Stellantis, non più di diritto italiano, pur riguardando un segmento strategico dentro il ciclo di fabbricazione sostenibile delle autovetture che forma una esclusiva eccellenza del Belpaese.
Per questo, il ministro del dicastero del made in Italy ha dichiarato di voler valutare il ricorso allo strumento normativo della Golden Power, volto a porre il veto o a introdurre unilaterali condizioni limitative alla cessione, a tutela dell’interesse nazionale a non disperdere il patrimonio tecnologico di Comau, ovvero – come extrema ratio – ad applicare una sanzione, a carico della cedente Stellantis, pari a un 5 per cento del fatturato dell’azienda oggetto di cessione.
L’arrivo di una seconda fabbrica automobilistica in Piemonte ridarebbe fiato a una Regione che, sul piano della dinamica del prodotto interno lordo pro capite, sta boccheggiando non poco, come certificato dallo scivolamento nella graduatoria del reddito medio per abitante che colloca l’area subalpina all’ultimo posto fra i territori regionali del Nord, con uno dei tassi di migrazione più alti di giovani qualificati e professionisti, alla pari tendenzialmente con una realtà di pari consistenza del Mezzogiorno.
Dir politico Alessandro Zorgniotti




