Mi dispiace non vedere più alcune trasmissioni di qualità, mi riferisco a Petrolio, Rebus o Tango. E che se per qualcuno non si sia trovato spazio, diverso sia stato per personaggi espressione di una parte politica, quella della maggioranza di governo, come potrebbe essere per Tommaso Cerno o Luca Barbareschi.
Vorrei conoscere la logica di questi tagli: se sono scelte puramente aziendali o se c’è dietro una volontà politica. Mi piacerebbe chiedere tutte queste cose a Giampaolo Rossi, ma non posso perché la Vigilanza è bloccata.
Da una parte si taglia, dall’altra vediamo stipendi d’oro, con alcuni conduttori che beneficiano del minimo garantito: anche se viene chiuso un programma, il compenso arriva lo stesso quasi integralmente.
Posso capire che chi lascia una rete o un lavoro per venire in Rai da esterno debba avere una qualche forma di garanzia, ma le cifre e le percentuali che ho visto mi paiono eccessive. E poi vorrei sapere perché c’è tutta questa smania di andare a prendere giornalisti fuori. Questi conduttori servono davvero alla Rai? Sarebbe invece opportuno dare più spazio a risorse interne di grande valore spesso sottovalutate.
Che ne pensa di alcuni compensi come quelli di Massimo Giletti, Bruno Vespa, Maria Latella, Antonino Monteleone e altri, tutti contrattualizzati come “artisti”?
Alcune cifre che ho letto sui giornali mi sembrano davvero esagerate. E mi fermo qui.
Oltre ai programmi che spariscono, ci sono pure tagli alle puntate a Report, Presadiretta e altri…
I programmi di inchiesta e approfondimento sono peculiarità e ricchezza del servizio pubblico. A volte invece la sensazione è che diano fastidio e siano perennemente sotto attacco, dalla politica ma anche dentro l’azienda. E questo è preoccupante.
Le redazioni dei programmi d’inchiesta rischiano di svuotarsi per l’accordo sul giusto contratto: se 127 precari verranno assunti, poi dovranno spostarsi nei tg regionali.
Trovo surreale che cronisti che lavorano da oltre 10 anni in certi programmi per essere assunti debbano andare altrove e ricominciare da zero. Si tratta di persone che hanno maturato un certo tipo di professionalità ed esperienza che sono patrimonio per l’azienda. Quel tavolo va riaperto.
Lei sostiene che di tutti questi temi sarebbe necessario discutere in Vigilanza, ma non si può perché da mesi il centrodestra blocca la commissione…
Siamo sotto ricatto da parte di una maggioranza che vuole imporre la legge del più forte. Rossi, che da quando è alla guida dell’azienda non è mai stato ‘audito’, aveva dato la disponibilità a partecipare a una convocazione straordinaria chiesta dalla minoranza. A quel punto il centrodestra ha ipotizzato un mio presunto abuso sollevando la questione nella giunta per il regolamento del Senato, che ancora non si è espressa. Spero lo faccia al più presto.
Incredibile che la Vigilanza non si riunisca da mesi…
Si sta paralizzando un organo di garanzia. Io ho fatto di tutto, compreso scrivere appelli ai presidenti delle Camere e informare il presidente della Repubblica. Ora ci vorrebbe un sussulto di dignità da parte della maggioranza, sbloccando la commissione e accelerando l’iter della riforma ferma in Senato. Sono due segnali che cambierebbero il clima. Ora le proposte ci sono tutte: facciamo subito un comitato ristretto e iniziamo a confrontarci sulla riforma. Ma in futuro forse bisognerà prevedere un sistema sanzionatorio per quei parlamentari che bloccano in modo sistematico un pezzo di Parlamento.
Nelle proposte di riforma della Rai di FdI e FI si prevede l’elezione del presidente in Vigilanza a maggioranza semplice e non più qualificata come adesso. Si tratta di un correttivo a fronte del caso Agnes?
Gianluca Roselli


