“Tutta la notte su una sedia a rotelle” – “Mio padre ha 71 anni ed è un paziente oncologico – dice -: me l’hanno lasciato su una poltrona a rotelle per tutta la notte. Ho occupato la Sala rossa. Qualcuno doveva spiegarmi. Ho alzato la voce davanti agli sguardi preoccupati e rassegnati del personale e di altri pazienti nelle stesse condizioni di mio padre”.
“Basta con questa roulette russa” – La figlia non sente ragioni e continua: “Mentre ‘occupavo’ il reparto, lì, al fianco di mio padre, un medico ha provato a tranquillizzarmi spiegandomi che, nonostante la situazione paradossale, a mio padre erano stati effettuati i prelievi e gli esami necessari e che stavano procedendo al suo ricovero. Come? Avevano trovato un posto letto di un paziente meno grave di mio padre. Sono un’assistente domiciliare e so cosa vuol dire lavorare fianco a fianco con il dolore. Mi sono sforzata di comprendere tutto, persino il fatto di dover affrontare i sensi di colpa per un posto letto sottratto a un altro paziente. Ma se fosse accaduto il peggio? Trovo inaudita questa roulette russa e spero che il mio gesto smuova qualcosa”.


