Belluscone

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berlusconi
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Forse è inutile dirlo, ma io non sono a lutto. Anzi, a dire il vero, mi ero ripromesso di farlo e l’ho fatto: alla notizia del trapasso, ho brindato. La novità di questi giorni non è la morte di Silvio, ma quella di un governo e di uno stuolo di contaballe che tenta di riscrivere la storia.

Non ho alcun timore di parlare a cadavere ancora caldo, come dice Sallusti, né ho voglia di tarpare le mie convinzioni o confondere la pietà con l’acquiescenza a dovermi sorbire un’altra dura mistificazione alla luce del sole. L’Italia è un carcere per gente onesta costretta a tollerare al vertice delle istituzioni un ladro, mafioso, massone, mentitore, corruttore (mandante di reati anche peggiori, ma non suffragati da prova giudiziaria), e ora obbligata a piangerlo anche da morto.

Ma che paese è questo che si è lasciato grassare da un ignorante arraffone retrogrado? E’ un paese attaccato alla proprietà, alla dimensione privata, il cui nemico è addirittura nemico di Dio. Qui da noi papa Pacelli scomunicò quelli che votavano PCI e i partiti di sinistra, qui la lotta politica recente ha dato il peggio di sé: “Siete dei poveri comunisti”.

Un paese con un popolo ignorante, una democrazia debole, un sistema corrotto, un’informazione serva, erede di codini e manutengoli, la cui sopravvivenza è la più grave minaccia per la democrazia. Un paese provinciale, ottuso e illuso, carcerato dalla sua stampa come una Corea del Nord, produttrice di una cortina di menzogne che all’estero svanisce. E’ questo il posto di una sinistra imbelle fatta in passato di impiegati dalle 4 acche ideologiche, e ora impiegati delle lobby. Una sinistra incapace di fare i conti sulla punta del naso, che prima fa le leggi elettorali a vantaggio dell’avversario e poi è incapace di interpretarle (nel ‘94 con il Mattarellum essa non si coalizzò nei collegi uninominali, e nel 2022 ha fatto lo stesso col Rosatellum).

Dal canto suo quella che chiamiamo destra, cioè una cosa capace di vincere raccontando balle, piglia il potere e ne fa ciò che vuole. Se è messa alle strette, si fa schermo proprio della democrazia, del popolo e delle regole che disprezza, si protegge con l’unica regola (la legge elettorale) che le ha permesso di vincere. E allora risponde che il popolo è sovrano, che è la radice di tutta la verità, ma a cui si può raccontare qualsiasi balla. Se i giudici ti stanno acchiappando, ti metti in politica e ti fai eleggere dicendo che ti perseguitano; poi fai leggi per fermarli e pretendi che essi si adeguino alla volontà del popolo sovrano.

Siccome il popolo li ha votati possono dire e fare qualunque cosa, perché loro sono democratici, e obbligano democraticamente l’intera nazione a soggiacere all’inchino verso il proprio boss, una menzogna che ha preteso di essere meglio dei funerali di Togliatti, quando invece può competere solo con quelli di un Casamonica.

(Giuseppe Di Maio)