Il Governo Meloni ha recepito il grido d’allarme provenuto dal Piemonte sospendendo la delibera della stessa Giunta regionale di centrodestra che, a decorrere dal prossimo venerdì, avrebbe costretto 640.000 utenti stradali, fra cittadini e titolari d’azienda, a lasciare fino alla prossima primavera la propria auto o furgone in garage per via del blocco imposto agli euro 5 e dei limiti messi a carico di altre categorie di veicoli a motore termico
Ciò sarebbe avvenuto in 76 Comuni dell’area subalpina, in esecuzione del protocollo interregionale del bacino padano per il contrasto alle polveri sottili.
Insomma, è stato evitato un “pasticciaccio” brutto che avrebbe messo fin d’ora il freno a mano sulla campagna elettorale per il voto alla Regione del prossimo mese di giugno, quando si voterà anche per le Europee e per molte amministrazioni comunali.
Il blocco al blocco è pertanto una buona notizia in una fase in cui un più alto numero di famiglie e imprese deve fronteggiare rincari di ogni tipo potendo contare su bonus sempre più ridotti e a rischio di non venire più rinnovati nella prossima manovra di bilancio di palazzo Chigi.
Esso però non deve tradursi nella certificazione di uno stato di povertà per 640.000 soggetti fra persone fisiche e micro imprese che, per varie ragioni ma tutte riconducibili a una matrice di tipo economico, non possono a oggi permettersi di sostituire il proprio veicolo o mezzo pendolare o di lavoro. Perché proprio qui sta il problema alla fonte di tutti gli altri: la circostanza cioè che l’acquisto di un’auto nuova, o di un mezzo a quattro ruote commerciale, sia diventato quasi un lusso.
Un problema che, nel corso dei colloqui fra il ministro dell’industria Adolfo Urso e l’amministratore delegato del gruppo Stellantis ex Fiat e FCA Carlos Tavares, è stato bene evidenziato da quest’ultimo con un aggettivo inedito ma decisamente incisivo: l’Italia, nelle parole del CEO della famiglia Agnelli Elkann, sarebbe un Paese “autofobo”, che penalizza a ogni occasione, tramite divieti e tassazioni addizionali continue, il prodotto di primaria eccellenza tecnologica e identificabilità del nostro “made in” nel mondo.
Non deve essere mai dimenticato che il primo miracolo economico sorse esattamente quando venne riconosciuta alla pressoché totalità delle famiglie delle categorie operaie e impiegatizie, e oggi diremmo anche delle micro imprese, di poter varcare la soglia delle concessionarie e acquistare la sospirata utilitaria, che adesso in ossequio alle mode anglofone viene chiamata “urban car”.
Le case automobilistiche, nello specifico, sono impegnate, da qui al 2030, a favorire la compatibilità fra i motori a combustione interna e i carburanti di tipo efuel, che consentirebbero di ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera fino al 70 per cento con alcuni accorgimenti, anche perché una serie di studi condotti dalla stessa Stellantis ha messo in risalto che, con buona pace della scadenza comunitaria europea del 2030, i veicoli endotermici continueranno a permanere in circolazione fino al 2050.
Le soluzioni sul piano tecnico possono essere diverse, ma per ciascuna di esse il Governo dovrà fissare uno o più incentivi alla rottamazione o alla riconversione. Per esempio, in questo secondo caso, dotare la propria auto di un motore elettrico o ibrido comporta una spesa che oscilla da 6000 a 8000 euro dal momento che si tratterebbe di intervenire su più parti della vettura compresi i pedali e la leva del cambio oltre alla marmitta.
È necessario insomma stabilire delle formule di agevolazione economica e fiscale che permettano di poter acquistare ex novo un veicolo familiare o commerciale, ovvero di adattare il motore e il sistema di alimentazione di un’auto o furgone, evitando allo stesso tempo che ciò possa scatenare pressioni inflazionistiche, forme di concorrenza sleale da parte cinese e asiatica e una corsa dei grossisti internazionale a un accaparramento speculativo dei pezzi e dei componenti meccanici e tecnologici che concorrono alla fabbricazione dei modelli.
Lo stesso Ministro Urso tempo fa evidenziò infatti che una buona parte degli incentivi statali, erogati per la finalità del rinnovo del parco auto, finivano per avvantaggiare i produttori esteri. Una questione che potrà essere risolta dal prospettato accordo di sistema, se ma verrà siglato entro fine anno, fra Governo e Stellantis per riportare l’Italia a produrre ogni anno almeno un milione di mezzi a quattro ruote; e un numero ancora più elevato di componenti e pezzi intermedi.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




