Pensiamo di non essere i soli a considerare PierLuigi Bersani non soltanto un autorevole (e accattivante) commentatore televisivo ma la figura giusta per trovare una sintesi politica tra Pd, M5S, Verdi e Sinistra. Soprattutto nel momento in cui le maggiori forze dell’opposizione (su Renzi e Calenda meglio non sbilanciarsi) decidessero di proporsi come alternativa elettorale “credibile” alla coalizione di destra guidata da Giorgia Meloni.
Vasto programma! Venerdì scorso in una intervista ad Andrea Carugati del “Manifesto”, l’ex segretario del Pd ha definito “una sciocchezza pericolosa” l’idea “del marciare divisi per colpire uniti che alberga nel centrosinistra”. Infatti, ha spiegato, “il nostro elettorato non va sottovalutato ed è diverso da quello delle destre: ha bisogno di percepire una unità della coalizione su alcuni valori di fondo e se non la vede può disamorarsi. Per questo è utile che Pd, M5S e Avs dicano delle cose insieme: lo hanno fatto su Gaza, sul salario minimo, sulla separazione dei poteri. Bisogna andare avanti così”.
Analisi impeccabile che, purtroppo, si scontra con l’inclinazione del Pd, per ragioni quasi genetiche, nel perseguire, innanzitutto, la propria disunità. A Milano, per esempio, la cosiddetta area riformista Dem apre un circolo con Italia Viva e Azione. C’è chi smentisce che l’iniziativa nasconda mire separatiste, non però Lorenzo Guerini, capo della minoranza Pd, che manda un pesante avviso a Elly Schlein: “Se non c’è un mondo progressista che si intesta la battaglia delle riforme non possiamo pensare di lasciarla ad altri”.
Ovvero: noi intanto andiamo con Renzi e Calenda, poi si vedrà. Infine, a parte alcune scelte del passato (“disdicevoli”, le definisce Bersani) che hanno allontanato il Pd dal mondo del lavoro, nella opposizione prende forma una corrente che potremmo definire “stravagante”. Ne fanno parte personaggi rispettabili, protagonisti di iniziative eccentriche, e dunque apprezzate dai rispettivi follower (oltre che dai giornali nell’angolo del buonumore).
Dopo la vasta eco sollevata dalla proposta di Dario Franceschini affinché ai figli venga dato solo il cognome materno, ecco un paio di new entry. Il deputato Riccardo Magi (Più Europa) apparso in aula mascherato con un lenzuolo bianco per denunciare la presenza fantasma dei referendum nelle trasmissioni Rai.
I consiglieri del gruppo Roma Futura, sostenitori della giunta Gualtieri e promotori di una decisiva rivoluzione toponomatisca: cambiare il nome di via Nazionale (sfregio sovranista sulla mappa dell’Urbe) in via della Costituzione italiana. Poi dice che uno si “disamora”.



