Biden contro la Corte Suprema: “Lontana dai valori americani, può fare danni”

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Joe Biden attacca la Corte Suprema, dopo la controversa sentenza con cui ha cancellato l’azione affermativa nell’accesso ai college. “Penso che questa corte sia fuori fase con il sistema di valori fondamentali del popolo americano” e che “la grande maggioranza degli americani non sia d’accordo con le sue recenti decisioni”, ha detto in una intervista a Msnbc

La Corte Suprema “può fare molti danni”, ma si è detto contrario ad un suo allargamento per riequilibrarla.

“Penso – ha detto Biden – che (i giudici della corte suprema, ndr) potrebbero fare troppi danni. Ma penso anche che, se iniziamo il processo per cercare di espandere la corte, la politicizzeremo, forse per sempre, non è un bene. Sarebbe una cosa da cui non possiamo tornare indietro”. Biden ha inoltre sottolineato che “alcuni membri della Corte stanno iniziando a rendersi conto che la loro legittimità viene messa in discussione in modi senza precedenti nel passato”.
Il caso: i college Usa non potranno più favorire le minoranze

Le università americane non potranno più usare la razza o l’etnia come fattore per ammettere gli studenti. Lo ha deciso la Corte suprema Usa in una causa contro due blasonati atenei, tra cui Harvard, infliggendo un altro duro colpo alle politiche liberali dopo l’abolizione della sentenza Roe vs Wade sull’aborto.

Per Joe Biden e i dem è un attacco ai progressi verso la giustizia sociale, per Donald Trump e i repubblicani una vittoria del merito e dell’uguaglianza.

La maggioranza conservatrice dei giudici ha picconato, 6-3, un’eredità storica del movimento per i diritti civili degli anni ’60: la cosiddetta “azione affermativa” per l’ammissione ai college, ossia una sorta di discriminazione positiva finalizzata ad una maggiore inclusione delle minoranze, a partire da quella afroamericana, anche a beneficio degli altri studenti, che possono così confrontarsi con punti di vista diversi.

Ma per il presidente della Corte suprema John Roberts, autore dell’opinione di maggioranza, questa prassi “non può durare per sempre” ed “equivale ad una discriminazione incostituzionale contro altri”.

Dure le osservazioni dei tre giudici dissenzienti, che hanno accusato i colleghi di essere daltonici di fronte alla realtà di “una società endemicamente segregata”, illudendosi che il razzismo sia un problema del passato. “Ignorare la razza non renderà uguale una società che è razzialmente disuguale. Ciò che era vero negli anni ’60 del 1800, e ancora nel 1954, è vero anche oggi: l’uguaglianza richiede il riconoscimento della disuguaglianza”, ha scritto Sonia Sotomayor.