Cuba esce dalla lista americana degli “stati sponsor del terrorismo” in cambio della liberazione di decine di prigionieri politici e di altri che gli Usa considerano ingiustamente detenuti, entro la fine dell’amministrazione Biden.
E’ una delle ultime mosse di politica estera del Presidente, grazie all’accordo mediato dalla Chiesa cattolica, che tramite la conferenza dei vescovi Usa aveva premuto in questa direzione insieme alle organizzazioni per i diritti umani.
La risposta dell’Avana è stata immediata con il rilascio di 553 prigionieri detenuti per “diversi crimini”. Washington ha fatto un passo nella “giusta direzione ma l’embargo rimane”, ha detto il ministro degli esteri cubano Bruno Rodriguez, riferendosi all’embargo statunitense contro l’isola comunista in vigore dal 1962.
L’amministrazione Biden sta notificando al Congresso la sua decisione, sostenendo di aver stabilito che “non ci sono prove credibili” che Cuba sia impegnata nel sostenere il terrorismo internazionale.
Gli Stati Uniti allenteranno anche un po’ la pressione economica su Cuba, insieme al memorandum del 2017 emesso dall’allora presidente Donald Trump che inaspriva la posizione degli Stati Uniti nei confronti dell’Avana. L’isola è sempre più soffocata dalle sanzioni, in un mix di povertà e scarsità di generi alimentari e energia.


