Spopola su Netflix “Painkiller”, la coraggiosa serie che racconta la nascita, la crescita e il successo devastante della PurduePharma, l’azienda farmaceutica americana che ha creato l’OxyContin. Un caso giudiziario sulla strage di massa provocata dalla diffusione intensiva di questo potente antidolorifico (si calcolano duecentomila morti)
E che invita a riflettere sullo strapotere di BigPharma quando l’industria farmaceutica si trasforma in un puro marketing finalizzato a incamerare immensi profitti. Lucrando sul dolore altrui e sulla incontrollabile dipendenza che questa droga oppioide, vera dinamite in confezione medicinale, provoca in chi cade nella rete. È una storia reale costruita sull’avidità e la corruzione ma anche sulla debolezza e connivenza degli enti preposti, negli Stati Uniti, ai controlli. Che si conclude con la distruzione dei “cattivi” grazie all’azione collettiva delle associazioni e delle famiglie massacrate dall’inesorabile veleno iniettato nelle vene dei loro cari tramite una comune ricetta medica.
Al di là degli aspetti criminali del caso il film lascia sullo sfondo un interrogativo, diciamo così, universale: se cioè i megaprofitti dell’industria farmaceutica producano, nella più assoluta legalità, qualcosa di patologico capace di distorcere la spesa pubblica sanitaria. Dopo l’intervento del governo sui profitti “ingiusti” delle banche (Giorgia Meloni), Giuseppe Conte, nel rivendicare la paternità della proposta, ha rilanciato l’idea 5stelle “di introdurre un contributo sugli extra-profitti di settori economici che hanno conseguito utili record grazie a circostanze eccezionali come pandemia, crisi energetica e guerra: dal settore farmaceutico a quello assicurativo, passando per l’industria bellica”. Considerata l’ostilità che la misura sulle banche sta sollevando nella stessa maggioranza (sulla quale l’Abi, che riunisce gli istituti di credito, esercita una notevole influenza) temiamo che le assicurazioni e i mercanti di cannoni stiano già frapponendo consistenti barricate all’eventuale tosatura dei loro extraprofitti. Per non parlare dei potentati della sanità privata molto vicini al governo con i loro giornali (famiglia Angelucci) che difficilmente approverebbero una patrimoniale che colpisse la contigua e compartecipe industria del farmaco. In un paese ideale sarebbe interesse dei potentati in questione mettere a disposizione dell’opinione pubblica i loro bilanci in modo da accertare, per esempio, quanto la massiccia campagna vaccinale contro il Covid abbia incrementato i profitti e gli extraprofitti dei colossi proprietari dei brevetti. Ma siamo in Italia, fa caldo, e fra poco è pure Ferragosto.
Antonio Padellaro


