La Giunta Cirio è nella Capitale per sollecitare un provvedimento governativo che impedisca l’entrata in vigore, dal prossimo 15 settembre, di una delibera della stessa Regione che prevede un sostanziale divieto a circolare per auto e veicoli commerciali fino all’euro 5, per un totale di 640.000 mezzi interdetti
La decisione, assunta dall’amministrazione piemontese di centrodestra su proposta dell’assessore leghista Matteo Marnati, recepisce sia l’intesa interregionale del bacino padano per la lotta all’inquinamento atmosferico, sia il pronunciamento di messa in mora stabilito dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia per il mancato contenimento delle polveri sottili.
Se un 5 deve tuttavia essere evidenziato, esso consiste nel voto scolastico da assegnare ai decisori politici per come hanno gestito, rinviando il più possibile il momento della resa dei conti, una vicenda i cui epiloghi erano noti e prevedibili da oltre due anni.
E poco importa che gli antefatti siano imputabili a una commissione UE di centrosinistra e a un atto di indirizzo della precedente giunta regionale a guida PD.
Le limitazioni alla libertà di circolare sono state rese cogenti dall’attuale giunta Cirio, la quale è riuscita nel miracolo di creare, in contrapposizione allo schieramento di centrodestra in carica che punta al bis fra un anno, un blocco unitario che spazia dai cittadini, lavoratori dipendenti pendolari e pensionati, fino alle categorie economiche delle piccole imprese artigiane e commerciali.
Il punto è uno, e si ricollega a quanto ebbe a dire in più di una occasione l’amministratore delegato in persona del gruppo Stellantis, ex Fiat, Carlos Tavares: l’Italia non è un Paese per ceti medi, men che meno per quanti necessitino o intendano sostituire il proprio attuale veicolo, familiare o commerciale, con una vettura di nuova immatricolazione e a basse emissioni: una eventualità che si fa ulteriormente più flebile in considerazione dei sopraggiunti accresciuti vincoli destinati a caratterizzare la prossima legge di stabilità e di bilancio per il 2024.
Legge nella quale molto difficilmente troveranno posto gli incentivi alla rottamazione e alla sostituzione del parco auto obsoleto, richiesti da Tavares come contropartita – assieme a normative meno ostili all’industria veicolistica – all’accordo più volte rinviato con il Governo Meloni-Urso per riportare la produzione automobilistica italiana alla soglia giudicata minima accettabile di un milione di veicoli all’anno.
Se queste sono le premesse, gli sviluppi si incanalano su un sentiero molto ristretto dal punto di vista delle opzioni di manovra: la soluzione più percorribile, e senza troppi ostacoli, è quella di un rinvio del blocco di un paio di anni, in maniera da assicurare una transizione morbida, da controbilanciare con interventi alternativi sul fronte di un maggiore controllo degli impianti di riscaldamento e nella speranza, nutrita dal centrodestra al governo a Roma, che le elezioni del prossimo giugno per il rinnovo del Parlamento europeo consegnino una maggioranza fra Popolari e Conservatori per fare nascere una commissione UE diversa dalla attuale e meno ideologica nell’approccio alle problematiche ambientali applicabili a settori industriali portanti per l’intero vecchio continente, dall’edilizia all’automotive.
Il 15 settembre, tuttavia, si avvicina, e per i 76 Comuni più importanti del Piemonte, alcuni dei quali hanno già annunciato di non voler dare seguito alla delibera di divieto a circolare, si guarda con fondata ansia a quanto verrà deciso da Roma, in particolare dal ministro leghista Matteo Salvini e dal collega di Forza Italia Gilberto Pichetto, per garantire l’agibilità di 640.000 veicoli anche dopo la metà del mese corrente.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




