BOLLETTE, IL DIBATTITO POLITICO ENTRA NELL’ALTA TENSIONE

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Forse per la prima volta assoluta, all’interno di una campagna elettorale anomala per tempistica e per modalità di svolgimento, il ceto politico viene obbligato dalla forza degli eventi a confrontarsi e discutere su temi dalla marcata caratterizzazione tecnica, mai realmente affrontati prima d’ora poiché troppi scenari internazionali venivano considerati scontati e immutabili e quindi non incentivavano alcuna svolta culturale

Il dibattito verte ora, quasi esclusivamente, sulla prospettiva sempre più concreta di trovare nella propria cassetta delle lettere, a ridosso della data elettorale del 25 settembre o all’indomani, bollette con tariffe della luce e del gas addirittura raddoppiate o triplicate sul periodo precedente: una circostanza peraltro già verificata da diverse aziende nel settore dei pubblici esercizi, e che sta portando i rappresentanti e i candidati dei vari partiti a proporre soluzioni variabili dal tetto massimo alla riduzione della componente fiscale, dal prezzo calmierato alla modifica della base di calcolo delle tariffe. Per la prima volta, addirittura, si parla della necessità di scorporare la componente del gas da quella relativa alle fonti rinnovabili, affinché su queste ultime possano trovare applicazione i cosiddetti prezzi amministrati.

Tutte queste ipotetiche misure troverebbero vigenza nell’immediato, in quanto il primo ottobre è oramai un termine ravvicinato, che impone al governo uscente di Mario Draghi di essere quello incaricato di adottare, magari di concerto con chi nel frattempo avrà vinto le elezioni, il decreto destinato a mitigare in tutto o in parte gli aumenti.

Nella prospettiva del medio e lungo periodo, viceversa, le soluzioni delle varie forze e coalizioni politiche appaiono fra di loro alternative o divise nelle modalità per accrescere l’autonomia energetica del nostro Paese: dai parchi fotovoltaici alla copertura dei tetti di case e fabbriche con i pannelli solari – sebbene in tempo di emergenza climatica e di eventi meteorologici estremi potrebbero rivelarsi fragili -, dalla velocizzazione dell’iter per mettere in funzione il rigassificatore di Piombino fino alla ripresa della ricerca sul nucleare pulito di ultima generazione, i cui sostenitori spiegano che si tratta di una fonte energetica a emissioni praticamente ridotte allo zero grazie al livello di sicurezza raggiunto dai reattori e dalla capacità degli impianti di trattamento per la resa inerte delle scorie.

Secondo le forze politiche più vicine al governo Draghi, il capitolo Energia del Pnrr – prima dell’apertura della crisi e delle dimissioni del Premier a luglio – era già a buon punto nella direzione di assicurare all’Italia un livello di stoccaggio e di accumulo preventivo di metri cubi, pari a 49 miliardi su un fabbisogno stimato di 51 a tutto il prossimo mese di marzo, tale in pratica da fare fuoriuscire l’Italia dallo scenario emergenziale peggiore e dalla eventualità di una nostra impreparazione nella gestione di picchi invernali di consumo.

Per non arrivare spiazzati allo shock tariffario del primo di ottobre, tuttavia, scende in campo anche la Confindustria di Carlo Bonomi che sollecita un duplice intervento sul fronte dei prezzi amministrati e della sospensione dei certificati di autorizzazione all’emissione di CO2: si tratta di documenti, questi ultimi, per i quali le direttive europee e le leggi nazionali prevedono un complesso sistema di aste e di scambi sui mercati secondari, al fine di scoraggiare i processi produttivi più inquinanti; ma che, per effetto della spirale speculativa che si è nel frattempo innescata, hanno finito con il rappresentare un fattore di costo insostenibile per molti settori merceologici del made in Italy che temono adesso di dover incorrere in un totale blocco produttivo.

Emblematico è in questa allarmante cornice il settore cartario, che annovera 119 società di gestione delle cartiere per un totale di 154 stabilimenti e di oltre 19.000 addetti, impegnati in un comparto che ogni anno garantisce il recupero e riciclo di 6 milioni di tonnellate di carta, rappresentando – come è stato bene evidenziato dal presidente di Assocarta, Lorenzo Poli – un tassello fondante e qualificante l’economia circolare e un contributo sostanziale alla riduzione strutturale delle emissioni di anidride carbonica”.

Dir. politico Alessandro ZORGNIOTTI