BOLLETTE, SU GAS E LUCE GLI AIUTI A FAMIGLIE E IMPRESE SONO RIDOTTI AL LUMICINO

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Nella decisione del governo, che è intervenuto per impedire la totale decadenza dello scudo contro i rincari delle tariffe che sarebbe venuto meno allo scadere del primo trimestre del 2023, alcune misure sono state prorogate ma altre sono state ridimensionate confidando negli andamenti decrescenti delle quotazioni del gas a livello internazionale. Similmente a quanto si è deciso di fare per la benzina

Del resto, sul tavolo di palazzo Chigi erano disponibili, per il capitolo luce e riscaldamento, poco meno di 5 miliardi di euro che hanno permesso interventi variamente modulati da qui a fine 2023.

La delibera più sostanziosa ha avuto come oggetto l’Iva, che rimarrà agevolata all’aliquota del 5 per cento fino al mese di giugno compreso, beneficiando il teleriscaldamento e l’energia termica prodotta attraverso il metano.

Diverso il discorso invece per gli oneri di sistema, che seguiteranno a godere di uno sconto limitato però al 35 per cento e al mese di aprile per le utenze con consumi fino a 5000 metri cubi annui.
Secondo le associazioni dei consumatori, questo parziale ripristino di costi provocherà una impennata in bolletta fino a 300 euro annui, rincaro che tuttavia – nel parere di alcuni esperti di mercati energetici – dovrebbe essere mitigato dalla dinamica calante dei prezzi del gas sulle principali piazze di quotazione, fino a essere neutralizzato prima dello scoccare di dicembre.

Non c’è stato nulla da fare, invece, per la fattura della luce: nell’uovo di Pasqua, le utenze domestiche troveranno la molto amara del ritorno dei famigerati oneri, con un aggravio tariffario oscillante tra il 20 e il 22 per cento ma destinato – nel giudizio dell’autorità di regolazione e vigilanza ARERA – a rimanere teorico, poiché di fatto bilanciato da una diminuzione del costo dell’energia in misura simmetrica della stessa percentuale, ossia di un quinto.

Per un consumatore domestico medio, stando ai calcoli elaborati dal centro studi Nomisma del Professor Tabarelli, da qui a Natale dovrebbe verificarsi un alleggerimento spontaneo dei costi nell’ordine (sperabile, aggiungiamo noi) di 600 euro, tale da giustificare la scelta del governo Meloni di reintrodurre gli oneri.

Su entrambe le categorie di bollette, il decreto assunto ieri sera a palazzo Chigi conferma la validità e la vigenza dei bonus di abbattimento tariffario a favore dei nuclei familiari caratterizzati da un quoziente ISEE basso, dalla percezione di reddito o pensione di cittadinanza e quindi da una situazione reddituale più disagiata: fino a 15.000 euro con riferimento all’anno in corso, che salgono a 20.000 per le famiglie con almeno 4 figli a carico.
Gli sconti attivati con tale bonus arrivano a coprire fino all’ottanta per cento del costo della fattura energetica di luce e riscaldamento.

Non terrà conto di requisiti o scaglioni di reddito, invece, la novità che nelle settimane scorse era stata annunciata dal Ministro dell’economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, con decorrenza dal prossimo autunno a valere sull’energia termica: dal primo ottobre al 31 dicembre, gli utenti domestici godranno di un contributo fisso, direttamente in bolletta, diversificato in base alle zone climatiche di appartenenza e destinato a scattare nell’ipotesi in cui la media dei prezzi giornalieri sia superiore a una soglia ancora da fissare.

A decretare la misura del beneficio sarà l’autorità ARERA, e lo stesso troverà applicazione tra le categorie di utenza rimaste escluse dai bonus sociali ricordati in precedenza.

Dagli utenti casalinghi a quelli imprenditoriali, continua a essere diverso il tipo di aiuto: per le aziende, il decreto approvato ieri ribadisce lo strumento del credito d’imposta che sarà prorogato fino al prossimo 30 giugno e che sarà valevole per quelle casistiche i cui costi per chilowattora – al netto di imposte e sussidi – nella media del primo trimestre del 2023 abbiano subito un rincaro superiore al 30 per cento al confronto con lo stesso periodo del 2019.
Il credito d’imposta sarà efficace fino al prossimo 31 dicembre, anche a favore delle imprese consumatrici di gas, e potrà essere monetizzato tramite cessione a intermediari finanziari.

Aiuti nel complesso molto delimitati e frazionati, che scontano una scarsità di risorse di fondo e, soprattutto, inducono tutti noi a chiedersi che ne sia stato dei propositi di tassazione degli utili realizzati in eccedenza dalle compagnie e società che, nel corso del 2022, hanno basato la gran parte dei propri ricavi sulle maggiori quotazioni del gas e dell’elettricità, e non sulla redditività di piani di investimento.

Perché le proiezioni su quel tipo di prelievo straordinario indicavano, per le casse dello Stato, un gettito ben superiore ai meno di 5 miliardi stanziati nella serata di martedì 28 da palazzo Chigi.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI