Voglio dire a Trump che i brasiliani e gli americani non si meritano di essere vittime della politica, se la ragione per cui il presidente Trump sta imponendo questa tassa al Brasile è a causa del processo contro l’ex presidente Bolsonaro”. Alla vigilia dell’entrata in vigore dei dazi americani al Brasile, che Donald Trump minaccia al 50% per rappresaglia per il processo per tentato golpe all’ex presidente di estrema destra, suo amico e alleato ideologico, Luiz Inacio Lula da Silvia invia un messaggio al presidente americano, con il quale non ha ancora mai parlato, attraverso una lunga intervista al New York Times.
“I brasiliani pagheranno più per altri prodotti, gli americani pagheranno più per altri prodotti, io credo che questo motivo non lo merita – ha continuato il presidente brasiliano – il Brasile ha una costituzione e l’ex presidente è sotto processo con tutti i diritti alla difesa”. Lula ha poi affermato che in questi mesi ha più volte cercato “contatti” con Trump e la Casa Bianca, ma “nessuno vuole parlare”. “Spero che la civiltà ritorni nelle relazioni tra Usa e Brasile, il tono della sua lettera è definitivamente quello di qualcuno che non vuole parlare”, ha aggiunto riferendosi all’annuncio di Trump dei dazi, ribandendo che ha intenzione di difendere l’interesse e la sovranità del Brasile.
“Non c’e’ ragione di essere spaventati, sono preoccupato, perché abbiamo interessi economici, politici e tecnologici, ma in nessun momento il Brasile negozierà come un Paese piccolo contro uno grande, il Brasile negozierà da Paese sovrano”, ha detto ancora, sottolineando la necessità di trovare “un terreno comune” nei negoziati. “Questo non può essere ottenuto gridando cose che non si possono ottenere, ma neanche piegando il capo e dicendo ‘amen’ a tutto quello che vogliono gli Usa”, ha continuato.
E infine Lula ridimensiona anche la grande, spaventata attesa per la scadenza del primo agosto, paragonandolo al ‘baco del millennio’: “Vi ricordate quando dovevamo passare dal 1999 al 2000 e c’era il panico mondiale per il crash dei sistemi dei computer? Non è successo nulla. Non dico che non succederà nulla, ma dico che dobbiamo aspettare il D-Day per saperlo”.


