Brexit. Michel: “Per un accordo bisogna essere in due. Oppure è no deal”

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L’Unione europea sta ancora negoziando un accordo commerciale con il Regno Unito e i 27 leader si incontreranno il 10 o l’11 dicembre per discutere sugli ultimi sviluppi e fare il punto della situazione. Da Bruxelles interviene il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel per spiegare il rallentamento delle trattative sull’accordo di libero scambio tra Regno Unito e Ue nei negoziati sul dopo Brexit e ammonire sui rischi di un “no deal”. “Siamo tuttora impegnati nei negoziati sulla relazione futura tra Ue e Regno Unito in vista della fine del periodo di transizione, ormai vicina”, ha detto. “Gli stati membri devono decidere, Londra deve decidere, se qualcuna delle due parti dice ‘no’ avremo un ‘no deal’ e non sappiamo che conseguenze ci saranno. Ed è una cosa che farà parte delle valutazioni”, ha ribadito, precisando che “occorre garantire l’unità dei 27 Paesi membri dell’Ue fino all’ultimo secondo”. “Per avere un accordo bisogna essere in due. Vogliamo un accordo” con il Regno Unito sulla relazione futura, “ma non ad ogni costo”, ha aggiunto Michel. “Vedremo che cosa avremo alla fine dei negoziati: gli Stati membri dovranno decidere, dire sì o no” e la stessa cosa dovrà fare il governo britannico. “Se una parte dirà no, sarà no deal. E tutti sappiamo che cosa vuol dire”. Gli ostacoli principali per un’intesa rimangono i diritti di pesca e le regole di concorrenza, ma secondo fonti europee le trattative stanno procedendo “a passo di lumaca” soprattutto per quanto riguarda le norme e gli standard di concorrenza e il vero modo da sciogliere sarebbe il modo in cui garantire l’applicazione di queste regole. Il nodo sulla “pesca”. Parigi pronta al veto Per quanto riguarda la pesca, il premier francese, Jean Castex, annunciando un “piano di sostegno specifico” al settore, durante una visita a Boulogne sur Mer, nell’Alta Francia, ha dichiarato: “Ovviamente speriamo di ottenere un accordo nelle migliori condizioni possibili, ma non a qualsiasi condizione. E non certo alle condizioni in cui la pesca verrebbe sacrificata come variabile di allineamento” nei negoziati commerciali post-Brexit tra Unione Europea e Regno Unito. E, oggi, in un’intervista a Radio Europe1 il sottosegretario francese agli affari europei Clément Beaune ha detto che la Francia è pronta a opporre il suo “veto” per un accordo sulla Brexit “che non sia buono”. Beaune ha sottolineato che la Francia non intende andare contro ai propri interessi economici. “Dobbiamo prepararci al rischio di un ‘no deal’, ma non è quello che vogliamo”. Un accordo è possibile La partita non è dunque chiusa ma secondo la Bbc l’ipotesi di un annuncio entro venerdì sembra cedere a quella di un’attesa destinata a protrarsi per il weekend e fino a non prima di lunedì. Sempre senza escludere un’accelerazione improvvisa in un senso o nell’altro. Le fonti britanniche citate dalla tv di Stato hanno sostenuto che “le prospettive di una svolta si sono diradate” e hanno accusato il team di Bruxelles, guidato da Michel Barnier, di aver portato sul tavolo “elementi aggiuntivi dell’undicesima ora” che agli occhi del governo di Boris Johnson rappresentano un intoppo. Le fonti hanno aggiunto che “un accordo è ancora possibile in pochi giorni”, ma hanno insistito che sui diritti di pesca nelle acque britanniche e sui meccanismi di garanzia di una concorrenza commerciale leale futura (il cosiddetto Level Playing Field) occorre uno spirito di compromesso da parte europea e non nuovi presunti irrigidimenti. Parole a cui una fonte della delegazione Ue sentita sempre dalla Bbc ha risposto negando il filo di questa ricostruzione, ma confermando che i nodi da sciogliere in queste ore cruciali per evitare un no deal sono esattamente sui 2 dossier citati, sui quali, ha ammesso, i progressi continuano a essere “molto lenti”: troppo – data la scadenza della transizione post divorzio del 31 dicembre e il tempo necessario alle ratifiche di un’eventuale intesa – se non ci saranno sviluppi entro lunedì.