Cacciari: “La politica debole si sente attaccata, nulla è cambiato dopo Berlusconi”

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l professor Massimo Cacciari legge così gli eventi degli ultimi giorni, attraverso la lente di questo «refrain nauseante» che, sottolinea, si ripete in Italia uguale da anni. Come nel video tutto all’attacco di due giorni fa della premier Giorgia Meloni, quello in cui dà per prima la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati: «Se lo ricorda Berlusconi? Non è cambiato nulla! È un potere politico debole che si sente costantemente sotto attacco della magistratura. Che si sta indebolendo pure lei».

Ma che idea si è fatto della vicenda Almasri?
«Mi sembra una faccenda un po’ sporca da tutti i punti di vista».

Cosa intende?
«Ritengo che ci sia stato un gioco da parte di altre autorità di polizia nello scaricarci questo criminale che girava per l’Europa da parecchio tempo. Dopodiché, le autorità italiane hanno affrontato la grana com’era prevedibile».

Riportandolo a casa in Libia?
«Ci sono poteri in Libia con cui, da tempo, già prima del governo Meloni, siamo in contatto. Onde evitare, come si dice con una definizione non proprio gentile, che aprano i rubinetti dei migranti. E così, abbiamo celebrato la giornata della Memoria della Shoah liberando un torturatore».

La vicenda Almasri non è l’unica che agita la maggioranza: c’è anche il caso della ministra Santanchè rinviata a giudizio…
«Ma quello è un caso quotidiano nella politica italiana! Ce ne sono stati di casi del genere… E tutti quanti protestano sempre, poi qualcuno si dimette, qualcun altro resiste finché non viene scaricato. Assistiamo a vicende simili da almeno 35 anni».

Secondo lei dovrebbe dimettersi?
«Ma certo! Colpevole o innocente che sia, e fino alla sentenza c’è la presunzione di innocenza, ma come si fa a svolgere con serenità una funzione pubblica in quella situazione, su. In qualunque altro Paese un ministro in quella condizione si dimetterebbe».

Come dice lei, sono vicende che si ripetono. E la sensazione è che i partiti usino spesso due pesi e due misure.
«Glielo dico io qual è il criterio: i rapporti interni. Se uno è forte e ha scheletri nell’armadio, allora viene difeso. Altrimenti, il partito lo molla subito. Semplice».

In questi casi si tira spesso in ballo la questione morale…
«Ma quale questione morale, la questione è una politica che non riesce ad affrontare le riforme e dà la colpa a un complotto della magistratura».

Tutta la politica lo fa?
«Soprattutto la destra, ma, in modo più o meno educato o violento, quando si trova in situazione di difficoltà, la politica reagisce così. Perché è una politica debole che non riesce a fare le riforme che dovrebbe, tantomeno quella della giustizia».

Ora questa maggioranza ci sta provando, no?
«Con un dibattito parlamentare che è una vergogna, del tutto soffocato, senza che ci sia nessun tentativo di concordare una riforma necessaria. Altro che il deprecato consociativismo della Prima Repubblica, meno male che c’è stato! Le riforme costituzionali per loro natura dovrebbero essere discusse nel massimo della condivisione, come fu per la Costiutuzione. Invece stanno usando un metodo infame, che in quanto tale non può che sollevare diatribe: e così si finirà inesorabilmente al referendum e alla divisione del Paese. Su un tema che invece andrebbe discusso in modo razionale».

Francesca Schianchi