Temperature proibitive, asfalto incandescente. Il caldo da bollino rosso di questi giorni a Palermo rende il lavoro dei rider a rischio, tra le categorie più esposte e meno tutelate
“Ad oggi, nonostante l’emergenza caldo e l’aumento di consegne, le principali società di food delivery non hanno ancora fornito i dispositivi di sicurezza ai loro ciclofattorini. Questo è inaccettabile in una società civile”, denuncia la Nidil Cgil.
“Il termometro arriva a 45 gradi ma i rider non si fermano. E le loro condizioni di lavoro sono sempre le stesse, nonostante le norme e le raccomandazioni. Sempre più persone, infatti, per evitare il caldo torrido rimangono a casa e in ufficio e si fanno consegnare a domicilio cibo e spesa. Il clima è proibitivo, ma a causa dell’attività remunerata a ‘cottimo’ i rider sono costretti a fare più consegne possibili pur di arrivare a guadagnare quanto gli serve per poter vivere, rischiando malori e disidratazione. Non hanno alternative, visto che non hanno diritto a ferie, a permessi retribuiti né alla cassa integrazione che è prevista, anche in casi come questi, per i lavoratori subordinati”, aggiungono.
Oltre a lanciare l’allarme i sindacati invitano tutte le piattaforme a salvaguardare i lavoratori e anche a valutare l’opportunità di sospendere loro il servizio nelle fasce orarie più calde, tra le 13 e le 16. L’unica piattaforma che ha risposto ha dato delle indicazioni “irrisorie” per la tutela del lavoratore (dei locali dove poter utilizzare i bagni e delle fontane pubbliche dove poter riempire le bottiglie) senza attuare una campagna primaria su come proteggersi dal caldo.
“Siamo preoccupati, con temperature che ormai sfiorano i 40 gradi in modo costante, la salute e la sicurezza di tutti quei lavoratori che non possono lavorare in sedi lavorative agevolate come i rider è messa a serio rischio – dichiarano Francesco Brugnone segretario generale Nidil Cgil Palermo e Fabio Lo Monaco segretario generale Filt Cgil Palermo. – Chiediamo alle piattaforme, di mettere in atto tutti i provvedimenti necessari per evitare rischi per la salute dei lavoratori, distribuzione acqua e sali minerali, aumentare le pause fisiologiche tra una consegna e l’altra, arrivando anche alla sospensione del servizio, in caso di allerta rossa diramata dalla protezione civile”.
Lavorare durante le ore più calde della giornata rappresenta un vero e proprio rischio, come sostiene anche l’Ispettorato nazionale del Lavoro. “Per definizione – aggiungono Brugnone e Lo Monaco – negli ambienti outdoor è impossibile attuare modifiche dei parametri fisici ambientali che caratterizzano l’esposizione. In ragione della valutazione del rischio ‘microclima’, debbono essere, pertanto, predisposte opportune misure di prevenzione che permettano di ridurre al minimo i rischi connessi alle ondate di calore che possono incidere negativamente sullo svolgimento dell’attività lavorativa, provocando importanti conseguenze sulla salute, malesseri o anche infortuni”, concludono i sindacalisti.



