Cancellano 700 scuole: sindacati e Regioni contro

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Tagliare, sempre tagliare, se sulla scuola meglio. Il ministro dell’Istruzione Valditara spiega che la riduzione andava fatta perché ci sono troppe reggenze. Così, invece di aumentare il numero di dirigenti scolastici, ora rischiano di diminuire i plessi

La misura è stata inserita nell’ultima legge di Bilancio ed entro il 31 agosto il ministero dovrà pubblicare il decreto che organizza le nuove strutture dal 2024-2025. Nei giorni scorsi c’è stato l’incontro con i sindacati. “Siamo fermamente contrari al piano e se il governo procederà con i tagli al numero delle scuole ci muoveremo con i nostri legali per impugnare il decreto attuativo”, ha detto Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil.

Secondo le stime sul piano, infatti, al termine del prossimo triennio le 8.007 istituzioni scolastiche attuali, attraverso smembramenti e accorpamenti di plessi e sedi, dovrebbero diventare 7.309 anche visto il numero minimo di studenti richiesti per evitare la fusione delle scuole. Ci sarà l’8,8% in meno di sedi, 698 unità di direzione amministrativa, con – spiegano dal sindacato – perdite di organico, aumento della complessità organizzativa e di gestione soprattutto al Sud. Qui, infatti, la percentuale dei tagli raggiunge i suoi massimi: 16% in Campania, 18% in Sardegna e 22% in Calabria. Anche il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, vuole impugnare il decreto visto che avrà 120 istituti in meno, passando dagli attuali 959 a 839.

Il dimensionamento non ridisegnerà solo la “geografia” quantitativa degli istituti: a scuole più grandi corrisponderanno dotazioni organiche più piccole, a partire dai dirigenti scolastici e dei direttori dei Servizi generali e amministrativi. L’Anquap, l’Associazione Nazionale Quadri delle Pubbliche amministrazioni, ha previsto, al 2027, una loro riduzione del 7,9%, 627 unità in meno.

Un calo di lunga data: prima dell’autonomia, le istituzioni scolastiche connotate come soggetto giuridico erano oltre 12mila e tutte avevano un preside (o direttore didattico) e un responsabile amministrativo (ex segretario). “Dopo il successivo intervento del 2009, per effetto del calo demografico e di alcuni interventi legislativi sulle scuole sottodimensionate del 2011 e 2020, siamo arrivati a un organico di diritto dei dirigenti scolastici e dei direttori Sga, che nel 2022/2023 è pari a 7.985 unità” spiega l’Anquap. Le proiezioni sul futuro penalizzano soprattutto il Sud, dalla Basilicata (-24%) alla Calabria (- 18,3%), a Sardegna (-17,9%), Molise (-15,3%), Campania (- 12,8%) e Sicilia (- 11,39%).

“Si vuol far passare l’idea – spiega Fracassi – che questa riduzione sia connessa al Pnrr, ma è solo un atto ostile nei confronti della scuola definito unilateralmente dal ministero e dal Mef, senza il previsto accordo in sede di conferenza unificata”. E ora gli enti territoriali temono “a ragione, una diminuzione della qualità soprattutto nelle situazioni di maggiore disagio sociale e lavorativo”.