Un paio di domandine. Come mai i frequenti scazzi nella maggioranza (ultimo la ritardata attuazione del Pnrr) e i grotteschi scivoloni fascistoidi modello La Russa (la “banda musicale” nazista di via Rasella) non hanno interrotto, ma anzi rafforzato la marcia trionfale della superdestra?
Iniziata il 15 settembre scorso e culminata lunedì in Friuli, con il voto bulgaro targato Fedriga? E poi, le tre opposizioni o mortificate dal voto (Pd) o rase al suolo (M5S e il duo Calenda&Renzi) in che modo pensano di modificare, in futuro, la loro offerta politica per tornare a toccare palla? Se non sul terreno del voto almeno nella costruzione di una proposta forte, alternativa e credibile rispetto a quella di Io sono Giorgia e voi no?
L’obiezione è nota: trattasi di voto regionale dove le faide romano-centriche vengono scavalcate dalle dinamiche locali: radicamento sul territorio (clientele), buongoverno (e sottogoverno) eccetera. Oltre, naturalmente, alla decisiva popolarità del governatore leghista dal volto umano considerato il successore di Matteo Salvini (anche se difficilmente potrà sbullonarsi da Trieste nel prossimo quinquennio).
Però, anche nei sondaggi nazionali, punto più o punto meno, la distanza tra la maggioranza e le tre opposizioni resta notevole a conferma di quanto sia consolidato il blocco di potere politico e sociale che punta a confermarsi al Parlamento di Strasburgo nelle elezioni fissate tra un anno. Con l’obiettivo di sostituire nel governo Ue la maggioranza popolari-socialisti con l’intesa popolari-sovranisti.
Se queste sono le prospettive tocca a Pd e M5S (Azione e Italia Viva giocano una loro partitina laterale) decidere cosa fare. Continuare a muoversi nella logica di due ditte concorrenti che si spartiscono un mercato marginale?
Oppure lavorare a una intesa, nelle forme e nei modi da decidere, che nell’immediato dia all’elettore di centrosinistra (non ancora disperso nell’astensionismo) la sensazione, almeno, che andare a votare serva davvero a qualcosa (ops, mi sovviene che alle Europee vige il sistema proporzionale del tutti contro tutti: sarà per un’altra volta).



