Carnera non rimase a lungo sul trono

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Poco più di un anno dopo, il 14 giugno 1934, difese il titolo contro Max Baer, un pugile tanto carismatico quanto crudele sul ring. Quella notte, il sogno di Carnera si trasformò in incubo.
Baer, veloce e aggressivo, lo colpì ripetutamente con colpi secchi e devastanti. Lo atterrò ben undici volte, ma Primo non si arrese mai. Anche con le gambe tremanti, anche con il viso ridotto a una maschera di sangue, si rialzava sempre

. Il suo angolo gettò la spugna all’undicesimo round, ma non prima che il pubblico americano si fosse accorto di una verità: quel gigante dal cuore immenso non era un burattino, non era un trucco da impresari senza scrupoli. Era un combattente.
Dopo il tramonto del suo regno pugilistico, il mondo si dimenticò presto di lui. Carnera trovò rifugio nel wrestling, dove sfruttò la sua stazza per continuare a esibirsi nei palazzetti d’America. Ma nel cuore rimase sempre il friulano di Sequals, il figlio della miseria, il ragazzo che aveva lasciato la sua terra per cercare fortuna, e che l’aveva trovata – almeno per un po’…
Negli anni ’60, aprì un bar e si dedicò alla famiglia. Non parlava molto del pugilato, ma chi lo incontrava raccontava di un uomo gentile, dal sorriso malinconico.
Il gigante che aveva stupito il mondo si spense nel 1967, lontano dai riflettori, nel silenzio della sua terra, in Italia.