CARO-SPESA: CONTROLLI GDF E BUONO SPESA, MA ORA SI RESTITUISCA IL FISCAL DRAG

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Il Governo, attraverso un decreto interministeriale siglato dai dicasteri dell’agricoltura e dell’economia e finanze, si prepara a rendere operativo il fondo da mezzo miliardo di euro destinato, con la vigente legge di stabilità e di bilancio, a finanziare la carta della spesa: in pratica, una tessera modello Postepay pregata che sarà assegnata alle famiglie totalmente residenti nel territorio nazionale, con reddito ISEE massimo di 15.000 euro e non titolari né beneficiarie di altre formule di sostegno tipo assegno di cittadinanza o di inclusione

Un intervento che torna più che mai attuale in tempi di rincari diffusi dei prezzi al dettaglio nel carrello della spesa: al confronto con dodici mesi fa, con la stessa quota di reddito monetario disponibile per l’acquisto dei beni e dei generi di sostentamento e di prima necessità si porta a casa la metà secca dei prodotti.

Naturalmente, gli aumenti agli scaffali e alla cassa di negozi, supermercati e centri commerciali hanno inciso sul gettito tributario, attraverso la duplice combinazione tra applicazione dell’aliquota Iva sui maggiori prezzi imponibili e dell’aliquota Irpef su quei redditi da lavoro e da pensione che hanno la fortuna di rientrare fra quelli con diritto alla indicizzazione.

Soltanto con riferimento all’imposta sul valore aggiunto, nei primi undici mesi del 2022 – e parliamo dei dati ufficiali del ministero diretto da Giancarlo Giorgetti – il maggiore incasso per l’erario centrale è stato prossimo ai 21 miliardi di euro. Che mezzo miliardo, ora, torni alle famiglie in forma di carta della spesa, peraltro solo a partire da luglio, e altri tre miliardi, sempre dallo stesso mese, in forma di fiscalizzazione degli oneri sociali e contributivi per le buste paga fino a 35.000 euro annui lordi, è senza dubbio un primo segnale, ma non può essere sufficiente, considerato peraltro che la quota di maggiore stipendio in busta paga – per effetto della decontribuzione – formerà una voce tassabile dall’imposta sul reddito delle persone fisiche.

Anche la parziale restituzione del potere d’acquisto delle pensioni, attraverso il ripristino del meccanismo della perequazione firmato dallo stesso Ministro Giorgetti, finisce con l’essere in parte neutralizzata dal passaggio di alcuni redditi allo scaglione Irpef immediatamente più alto.

Occorrerebbe insomma seguire il modello della piccola vicina Austria, che dallo scorso autunno ha portato a traguardo un decreto del Governo che neutralizza gli effetti del fiscal drag evitando la tassazione dei redditi monetari che crescono per effetto degli adeguamenti all’inflazione, impedendo che gli stessi vengano assoggettati alle aliquote di prelievo più elevate.
Una possibilità che anche l’Italia potrebbe applicare, secondo una disposizione tuttora vigente, ma che ogni volta viene vanificata dalle necessità di bilancio attraverso disposizioni sempre sopravvenute che assimilano le maggiori entrate tributarie alle voci di introito ordinario al bilancio dello Stato.

Cosicché occorre sempre attendere qualche provvedimento correttivo il cui ammontare, a beneficio di contribuenti e consumatori finali retail, viene rimesso alla completa discrezionalità e benevolenza del Governo al momento in carica.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI