Quella approvata ieri dal Parlamento europeo – con i voti contrari dei partiti del centrodestra italiano – non è una direttiva vera e propria; è un mandato al Consiglio UE per negoziare con i singoli Stati membri i contenuti di dettaglio della normativa che – quella sì – dovrà essere votata in via definitiva dalla Euro Camera
Solo da quel momento, ciascun Governo nazionale avrà l’incarico di declinare l’attuazione delle regole comunitarie nel rispetto delle specificità immobiliari e geografiche del Paese in questione.
Sta di fatto che le linee di indirizzo sembrano essere state tracciate, e riguarderanno in pratica:
– gli edifici di nuova costruzione, siano essi pubblici o privati, a tipologia abitativa
– gli edifici preesistenti, all’atto di essere collocati sul mercato immobiliare in forma di offerta di vendita o di affitto.
Sono previste delle esclusioni, il che significa che lo stesso Parlamento europeo è consapevole della onerosità dell’intera operazione e dei costi vivi che, in assenza di correzioni, andrebbero a gravare sulle famiglie sia proprietarie che inquiline. Le esenzioni fanno riferimento a:
– centri storici
– luoghi di culto (Chiese o edifici di altre confessioni religiose)
– fabbricati industriali e officine
– case di vacanza utilizzate per un massimo di 4 mesi all’anno
– appartamenti utilizzati nel corso dell’anno in una misura tale da comportare consumi energetici fino al 25 per cento di quelli normalmente riferibili a un intero anno di utilizzo
– fabbricati residenziali indipendenti e alloggi fino a 50 metri quadrati
– unità di edilizia residenziale pubblica, sociale e popolare dove i lavori di efficientamento potrebbero comportare un aumento degli affitti tale da vanificare il risparmio sulle bollette di luce e gas
– tutti quegli immobili per i quali le prescrizioni e le tempistiche della direttiva UE non siano praticabili per ragioni economiche, tecniche o di difficoltosa reperibilità della manodopera.
Il percorso di efficientamento e riqualificazione viene misurato sulla base di una scala alfabetica di efficienza che va dalla lettera A, il livello più performante, alla G, il livello meno virtuoso. La direttiva si propone di ricondurre il maggior numero possibile di fabbricati residenziali nella forbice tra la D e la E.
Non pochi esperti e addetti ai lavori, tuttavia, giudicano detta graduatoria oramai inadeguata e superata, poiché non più adatta a misurare le effettive tendenze “energivore” delle abitazioni. Per questo motivo, da più parti è arrivata la proposta di passare dalla logica delle classi di efficienza a quella delle classi di consumo per rafforzare la strada del conseguimento di effettivi maggiori livelli di risparmio e di prevenzione delle dispersioni di energia nell’ambiente.
Ultimo aspetto è quello del sistema degli incentivi: la delibera del Parlamento europeo stabilisce il principio della neutralità economica degli interventi di riqualificazione, prevedendo che alle famiglie interessate sia assegnata, attraverso l’intervento attuativo dei competenti Stati membri, una dotazione complessiva di almeno 110 miliardi totali: una sorta di recovery fund immobiliare derivante non da risorse reperite ex novo, bensì dal riutilizzo di fondi preesistenti a oggi inutilizzati e quindi passibili di essere destinati alle nuove finalità.
Secondo i sostenitori della delibera, la direttiva consentirà la creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro qualificati e professionali nell’edilizia, oltre a risolvere il problema della povertà energetica a causa del quale sempre più famiglie – soprattutto fra i 5 milioni di inquilini presenti in Italia – non riescono a pagare le bollette; i detrattori del provvedimento, a partire dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, di forza Italia, e dagli esponenti di fratelli d’Italia, ritengono viceversa che lo stesso contrasti con le caratteristiche del patrimonio immobiliare del nostro Paese, non paragonabile a quello dei Paesi nordici, e minacci di portare la gran parte delle unità residenziali a subire a una forte svalutazione e deprezzamento di mercato.
Le prossime settimane saranno determinanti per comprendere la direzione che verrà assunta dal provvedimento, anche se la previsione più ovvia resta quella di un compromesso accompagnato da una robusta dote di bilancio pubblico comunitario e statale.



