Ciò nonostante sentiamo un mucchio di baggianate dai (pochi) sostenitori di un referendum che mischia in un pericoloso fritto misto i problemi loro e della magistratura.
Purtroppo chi doveva occuparsi in Parlamento di far funzionare i tribunali non l’ha fatto per decenni, e non è un caso che a raccogliere le firme sia stata la Lega, cioè il partito da più anni alle Camere e che sulla Giustizia ha espresso ministri, vice e sottosegretari. Dietro i tecnicismi delle cinque domande, il cuore della faccenda è però la mutilazione della legge Severino, che impedisce ai politici condannati per aver rubato allo Stato di continuare a farlo, ricandidandosi.
Gli stessi che gettano sulle spalle dei cittadini la responsabilità delle correnti giudiziarie, quando le hanno difese bloccando la riforma Bonafede col sorteggio dei togati al Csm. La Giustizia dunque va certamente migliorata, ma con questi referendum il miglior contributo che possiamo dare è di andare al mare.
Gaetano Pedullà


