Oltre un centinaio di organizzazioni umanitarie hanno lanciato un allarme mercoledì, segnalando una “carestia di massa” in rapida espansione nella Striscia di Gaza, già gravemente provata dal conflitto.
“Mentre una carestia di massa si diffonde nella Striscia di Gaza, i nostri colleghi e le persone che aiutiamo stanno scomparendo”, hanno dichiarato le ONG in un comunicato congiunto. Tra le firmatarie figurano Medici Senza Frontiere, diverse sezioni di Medici del Mondo, Caritas, Amnesty International e Oxfam International.
Le organizzazioni umanitarie chiedono un cessate il fuoco immediato, l’apertura di tutti i varchi terrestri e la garanzia di un flusso libero degli aiuti umanitari. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha accusato l’esercito israeliano di aver ucciso più di 1.000 persone a Gaza dalla fine di maggio, mentre queste cercavano di accedere agli aiuti umanitari. La maggior parte delle vittime si trovava nei pressi dei centri della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione sostenuta da Stati Uniti e Israele attraverso finanziamenti la cui trasparenza è messa in discussione.
Le autorità israeliane affermano regolarmente di consentire l’ingresso di ingenti quantitativi di aiuti, ma le ONG denunciano la persistenza di numerose restrizioni. “Appena fuori Gaza, nei magazzini – e anche all’interno – tonnellate di cibo, acqua potabile, forniture mediche, materiali per l’alloggio e carburante rimangono inutilizzati, con le organizzazioni umanitarie che non possono accedervi o consegnarli”, lamentano le organizzazioni umanitarie. Un ospedale di Gaza ha reso noto martedì che 21 bambini sono deceduti a causa della malnutrizione o per fame nell’arco di 72 ore


