C’era una volta un pallone arancione che costava 2500 lire e si vendeva al negozio di alimentari

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Ricordo del vento che gli faceva fare traiettorie impossibili, copiate anni dopo dai vari Holly e Benji.

Ricordo le vetrine rotte e i salti nei fossi per recuperarlo, come se fosse la cosa più cara al mondo. Ricordo le macchine che si fermavano per strada perchè si sapeva che se sbucava un pallone prima o poi sarebbe passato un bambino a inseguirlo.

Ricordo che si incastrava sempre sotto l’unica macchina parcheggiata e che sembravamo militari dell’esercito per come eravamo bravi a scivolare sotto l’auto e per come ne uscivamo macchiati di olio e polvere. Ricordo delle pietre a segnare i limiti di una porta e il campo che iniziava e finiva a piacere. E che si faceva la conta per decidere chi doveva stare in porta che poi il portiere non stava mai in porta perchè era un portiere volante.

E che le partite duravano una vita e terminavano con” chi segna vince” anche se eri sotto 10 a 0. Ricordo che si faceva la colletta per comprarlo. Ricordo gli “ohhh!” e i “E mò!?” quando finiva su un balcone nemico, oppure si bucava. In quel momento ricominciava la colletta. In quel momento ricominciavamo a sognare. Perché quella non era una semplice palla… era la nostra compagna di vita. 

Luigi Miranda