Il ceto medio italiano sta morendo lentamente, ma inesorabilmente. Non è un’opinione, è un fatto, confermato dai dati del secondo rapporto Cida-Censis: il 70% degli italiani chiede meno tasse sui redditi lordi, l’80% denuncia un forte squilibrio tra quanto versa allo Stato e i servizi pubblici che riceve in cambio
Il 66% si definisce ceto medio, ma oltre la metà è convinta che i propri figli staranno peggio e il 51% auspica che trovino un futuro all’estero. Dati che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo vice Maurizio Leo dovrebbero tenere bene a mente, specie quando rilanciano l’ennesima crociata anti-evasione o disegnano scenari fiscali sempre più oppressivi per chi lavora, produce, investe.
Il rapporto Censis fotografa un Paese ribaltato: chi crea valore è penalizzato, chi evade o dichiara poco viene premiato. Il lavoro dipendente – cuore pulsante del ceto medio – è soffocato da un fisco asfissiante, mentre cresce l’illusione di uno Stato che può funzionare come una Onlus, spostando risorse a piacimento per soddisfare promesse elettorali fatte in nome della “fragilità”. Ma così non si regge una democrazia moderna.
Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali, da anni denuncia l’ipocrisia del sistema: “Il 60% degli italiani non paga tasse, mentre il 17% – quello che dichiara più di 35mila euro lordi – sostiene da solo l’intero welfare. Se si continua a promettere tutto gratis, a offrire bonus a pioggia, a spacciare diritti senza parlare di doveri, il Paese si avvita su sé stesso”.
Enrico Foscarin


