Che lavoraccio essere Vannacci: se ne inventa una al giorno

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Bei tempi quando il voyeurismo nazionale dibatteva del giallo dell’estate, del calciomercato, delle ondate di caldo, delle ondate di freddo, di amorazzi dei vip, di corna e controcorna. Ora la società è peggiorata e si dibatte su Roberto Vannacci. Farà un partito? Non lo farà? Lo farà nei giorni pari? Solo al giovedì? In che orari, esattamente? Ecco, prendere un piccolo elemento e guardare le mosche che ci girano intorno sembra il gioco di fine estate. Chi lo fa per ego ipersviluppato, chi per difesa d’ufficio, chi per distrazione, tanto per non parlare di decine di miliardi da trovare nelle tasche degli italiani, segnatamente dei poveracci, da qui a qualche mese; oppure soltanto perché Vannacci è un caso mediatico, come i tutorial su come si sbuccia il mango o si cucina l’uovo sodo. Insomma, uno spettacolo modernissimo.

Nega il Salvini, ovvio, che già ha i suoi problemini con un partito in picchiata. Tra un’elegia per il suo mirabolante ponte e un video di istruzioni culinarie, è anni che sposta la Lega verso destra, più a destra della destra estrema di Giorgia, e ora vedere uno che mette la freccia e va più a destra ancora lo infastidisce non poco. Di questo passo – sorpasso a destra dopo sorpasso a destra – avremo presto il partito di Gengis Khan, il club “amici di Pinochet”, il “Nosferatu fan club”, e quanto a “Hitler non era poi così male” ci siamo già quasi arrivati, basta aspettare.

Ma insomma, Vannacci. L’impressione è che sia un alunno di seconda media che gioca a fare Proust, surfando sul vocabolario, depistando significati e significanti, inneggiando alla “Decima” per poi dire che non era quella Decima là, invece sì, invece no. E ci pensano i suoi sodali e gerarchetti a spiegare il pensiero del capo: “Era uno dei più gloriosi reparti d’Italia”, dice un tale Filomeni, anche lui parà come il generale, che però tranquillizza tutti: “Se mi chiede se ci sarà un golpe le assicuro che non lo stiamo preparando”. Brividino, eh!