Cosa avreste fatto, voi pacifisti, se casa vostra fosse stata occupata? Avreste detto all’invasore di accomodarsi?” Quante volte dal 24 febbraio del 2022 in poi abbiamo sentito questa domanda? Ha avuto un uso quasi equivalente al binomio “invaso-invasore” e “aggredito-aggressore” nell’armamentario dei tamburini del Pensiero Unico Bellicista, dispiegati a reti e pagine unificate per zittire e demonizzare chiunque tentasse di mettere in dubbio il feticcio della vittoria.
Già solo pochi mesi dopo l’inizio dell’invasione, era chiaro sul campo che la guerra non fosse un modo per aiutare davvero l’Ucraina. Con il fallimento della controffensiva dell’estate 2023 è diventato innegabile, ma non è bastato. Ci ritroviamo entrati nel quarto anno di guerra, ai piazzisti di armi camuffati da politici e giornalisti rispondiamo così: “Cosa avremmo fatto noi pacifisti? L’Europa e l’Italia hanno fatto quello che voi bellicisti chiedevate: hanno ingrassato la guerra con altra guerra, hanno dichiarato di voler spegnere il fuoco usando idranti caricati a cherosene. Di fronte al fallimento dello strumento guerra, ve ne assumete la responsabilità?”.
Oggi l’Ucraina è il Paese con la più alta mortalità e la più bassa natalità al mondo; circa 7 milioni dei suoi cittadini sono all’estero e più passa il tempo più sarà difficile che tornino in patria; le sue infrastrutture chiave – quelle energetiche come le siderurgiche – sono a pezzi; un numero incalcolabile di ragazzi sfugge alla leva obbligatoria mentre reclutatori vanno in giro su furgoni anonimi a pescare per strada giovani in salute e a caricarli a bordo, di forza; la dipendenza dell’economia dagli aiuti stranieri è fortissima; i numeri sui caduti e sui feriti vengono custoditi come un segreto di Stato ma la distesa giallo-celeste delle bandiere nei cimiteri testimonia la magnitudo della perdita di vite, fa immaginare in quanti siano rimasti senza braccia, gambe o in sedia a rotelle per il resto della loro esistenza.
La legge marziale ha sospeso le elezioni consentendo a un presidente in prorogatio di passare da una purga all’altra non risparmiando nemmeno il capo delle Forze Armate consacrato fino al giorno prima come un eroe. In termini di territorio controllato? L’Ucraina era in una posizione migliore (con molta meno distruzione e caduti) nella primavera del 2022, quando si poteva chiudere un accordo di pace con la Russia che venne sacrificato nel braciere dell’illusione della vittoria. Illusioni come quelle – guarda caso nessuno le cita più dopo averle spacciate per certezze – di un’implosione dell’economia russa, di una rivolta degli oligarchi, di una malattia fatale per Putin.
Come se non bastasse, l’Ucraina oggi si trova messa alle strette dall’alleato da cui dipende di più, gli Stati Uniti, che la escludono dalle trattative di pace e la vogliono come terreno di conquista economica. Sin dall’inizio del conflitto si è detto che con Putin non si poteva trattare perché inaffidabile, oggi l’Ucraina si aggiunge a Iran e Afghanistan, nel novero (più recente) di Paesi che si sono fidati degli Usa per ritrovarsi poi le carte cambiate in tavola.
“Abbiamo fatto quello che avete chiesto voi bellicisti. E ora?”. In un Paese normale giornali e tv dovrebbero avere come ospiti fissi chi la follia di questa guerra ha denunciato, magari con il titolo “Ve l’avevamo detto”. Qualcuno dovrebbe scusarsi con loro: quelli che hanno bramato guerra su giornali e in tv, che li hanno bollati come putiniani, pacifinti e disinformatori, con tanto di foto sulla prima pagina del primo quotidiano nazionale.
Dovrebbero chiedere scusa almeno alle centinaia di migliaia di caduti che con la loro propaganda hanno contribuito a mandare in trincea. Non sta accadendo: gli opinionisti con l’elmetto sostengono non che la guerra sia stata una scelta sbagliata ma che non abbiamo mosso abbastanza guerra e che quindi oggi ci vuole più guerra per raddrizzare una guerra fallita. Uno scioglilingua imbarazzante.
L’accordo di pace che Trump chiuderà con Putin non promette nulla di buono per l’Ucraina, del resto l’abbiamo visto in Afghanistan quando gli Usa trattarono direttamente con i talebani, escludendo il governo afghano, inserendo nell’accordo clausole che avrebbero portato all’implosione dell’esercito nazionale e alla vittoria degli studenti coranici. In quanto agli effetti globali, si scolpisce un ordine mondiale basato su accordi legittimati solo dalla forza e dalla potenza economica.
Il bellicismo di Putin che incontra il bullismo di Trump, un mondo che torna indietro alla deterrenza stile Guerra fredda al posto di proiettarsi verso la pace globale.
Nico Piro*



