Esse nacquero da Zeus e Eurinome, una divinità antichissima, figlia di Oceano
Il poeta greco Esiodo le aveva cantate nella sua Teogonia, dove ricorda i loro nomi: Aglaia (lo Splendore), Eufrosine (la Gioia) e Talia (l’Abbondanza): esse presiedevano ai banchetti, alle danze e accompagnavano Afrodite ed Eros, le divinità dell’amore. La poesia era la loro arte preferita e per questo erano amiche delle Muse, con le quali vivevano nell’Olimpo.
Questo olio su rame di piccole dimensioni (appena trenta centimetri per venticinque) è opera di Francesco Morandini detto il Poppi, dal nome del paese del Casentino dove nacque nel 1544, il quale divenne uno dei più interessanti artisti del tardo Cinquecento in Toscana.
Seguendo l’iconografia tradizionale di origine ellenico-romana, il Poppi raffigura, su uno sfondo dai toni cupi, la danza delle tre Grazie completamente nude, secondo la consuetudine classica che vedeva nel nudo femminile la rappresentazione della bellezza ideale, a cui non servono orpelli.
Perno della composizione è la dea centrale girata di spalle, mentre le altre due sono di fronte e tutte e tre si tengono per mano mentre eseguono passi di danza.
Anche nella Primavera di Sandro Botticelli le tre Grazie sono raffigurate nello stesso modo, “allacciate” in un reciproco abbraccio e con la dea centrale vista di schiena.
Questo dipinto a olio su rame si inserisce nel filone di quelle opere di piccole dimensioni a tema mitologico, destinate a un uso privato, all’epoca particolarmente apprezzate da Francesco I de’ Medici e dalla sua corte.
L’opera proviene dalla Guardaroba Medicea e oggi la possiamo ammirare nelle nuove sale dedicate al Cinquecento fiorentino agli Uffizi.



