È notizia di qualche giorno fa, 1° settembre, la rivolta al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Non è un fulmine a ciel sereno, ma l’ennesima notte burrascosa di una tempesta che non può placarsi.
L’Istituto Penitenziario per Minori milanese, come tanti altri, è infatti un vero disastro, pieno di criticità che si ripetono da anni e che non possono più essere ignorate. Le problematiche sono molteplici: dalla carenza di mediatori culturali alle strutture fatiscenti, dalla mancanza di adeguati programmi di reinserimento alla violenza usata come strumento di gestione. Non possiamo dimenticare le immagini del brutale pestaggio di un detenuto quindicenne da parte di più agenti di polizia penitenziaria, avvenuto lo scorso marzo. Le condizioni attuali sono inaccettabili e l’istituto non può continuare a operare in queste condizioni. Deve essere chiuso il prima possibile. Così come si dovrebbe procedere verso l’abolizione di tutte le carceri minorili. Come evidenziato da
, l’Italia, in passato, grazie alla capacità di rendere residuale la risposta carceraria per minori puntando su un approccio di tipo educativo, è stata un modello positivo di giustizia penale minorile in Europa e nel mondo. Questo modello, anziché essere protetto e ampliato, è stato progressivamente smantellato, e l’attuale governo sta completando l’opera.
Con la chiusura di sempre più comunità per minori e la riduzione delle reti territoriali di assistenza e protezione dovute al sistematico sottofinanziamento pubblico, le opportunità per percorsi alternativi alla detenzione stanno diminuendo drasticamente.
detenzione, anziché essere intesa come extrema ratio, diventa la soluzione normale, una scelta peraltro incentivata dagli ultimi decreti governativi che hanno ampliato la possibilità di ricorso alla custodia cautelare in carcere. Anziché andare avanti, andiamo indietro. Invertiamo la rotta!



