La Smart City continua a crescere in Italia e si afferma nel dibattito il modello di città basato sui dati per prendere decisioni informate, in cui l’interoperabilità dei dati, la collaborazione tra attori pubblici e privati e i problemi legati alla privacy diventano sempre più centrali.
Segnali positivi sono stati riscontrati dall’’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, che segnala una crescita del mercato per 900 milioni (+23%) nel 2022. Segnali positivi arrivano dai Comuni che aumentano i progetti esecutivi mentre si riducono le tradizionali barriere: il 39% dei comuni medi e grandi ha progetti attivi. Il 41% delle amministrazioni comunali investirà in progetti smart nel prossimo triennio. La crescita è dovuta anche all’assegnazione dei primi fondi legati al PNRR.
A pesare di più sono applicazioni ormai consolidate, come l’illuminazione pubblica (24%), la smart mobility (21%), lo smart metering (i sistemi che consentono la telelettura e telegestione dei contatori di luce, gas, acqua) insieme allo smart building (12%). Crescono, proprio grazie ai fondi del PNRR, anche soluzioni legate all’energia (13%), come smart grid e comunità energetiche rinnovabili.
Segnali positivi anche dal grande pubblico: secondo l’indagine svolta dall’Osservatorio in collaborazione con BVA Doxa, il 65% degli intervistati, infatti, ha sentito parlare di Smart City e la maggior parte di essi vi associa il concetto di “città innovativa”. Il 64% dei cittadini reputa però ancora futuristica e distante la realizzazione di una città interamente “smart”. Solo l’11% esprime un parere pienamente positivo su quanto implementato, mentre il 47% crede che la città in cui vive abbia adottato alcune tecnologie digitali, ma che si potrebbe fare molto di più. Il 35% non ritiene adeguata l’offerta digitale in città.
Emerge, d’altra parte, una forte differenziazione a seconda della dimensione della realtà urbana, perché sono soprattutto le città sopra i 15.000 abitanti a dotarsi di tecnologie e soluzioni smart. L’80% delle città con più di 15.000 abitanti infatti considera il tema ‘Smart City’ come molto rilevante, se non fondamentale, mentre solo il 40% dei comuni di minori dimensioni percepisce l’importanza di questi progetti. La diversa sensibilità tra ‘grandi’ e ‘piccoli’ si ripercuote anche nella presenza di professionisti dedicati a questo settore. Nel 72% delle grandi città, infatti, è presente un referente per la Smart City, che si trova solo nel 31% dei comuni più piccoli.
La classifica 2022 delle città digitali in Italia
La classifica vede al primo posto la città di Firenze, seguita da Milano e, in terza posizione, un gruppo di enti locali a pari merito: Bergamo, Bologna, Cremona, Modena, Roma e Trento. Proseguendo nell’elenco compaiono Parma, Torino, Brescia, Venezia, Palermo, Prato, Reggio-Emilia, Rimini, Verona, Bari, Cesena e Pisa. Tutte città digitali che hanno dimostrato di aver usato la tecnologia in modo diffuso e con un approccio olistico orientato al miglioramento dei servizi e all’efficienza. (ICity Rank 2022)
Le applicazioni di Smart City consentono di raccogliere moltissimi dati. Dalle abitudini dei cittadini, alla rilevazione dei consumi energetici fino al monitoraggio del territorio. Una vera e propria miniera d’oro, che se attentamente studiata e analizzata può generare valore ed essere utilizzata per migliorare la vita nelle città. Tuttavia, il 40% dei comuni non utilizza ancora adeguatamente i dati raccolti, anche se il 33% ha intenzione di farlo in futuro, riconoscendone l’importanza strategica e dando segnali positivi per i prossimi anni.
Tra le iniziative che puntano maggiormente alla piena valorizzazione dei dati, grazie all’instaurazione di una forte interoperabilità e di piattaforme integrate e condivise, ci sono le Smart Control Room si suggerisce dall’Osservatorio Smart City. Sono centri di controllo che utilizzano una piattaforma tecnologica in grado di raccogliere dati da tutti i sistemi della città e, tramite tecnologie per l’analisi di big data, renderli disponibili agli amministratori e agli operatori che possono utilizzarli per analisi predittive, simulazioni e interventi mirati in città.
Insomma, si sta facendo bene ma si potrebbe fare anche meglio. l’Italia delle Smart City non ha ancora compiuto il salto di qualità in termini di maturità dei progetti. Le principali barriere sono costituite dalla mancanza di risorse economiche (individuata dal 71% dei comuni) e dalla mancanza di competenze (61%), più il problema trasversale della governance, a causa dell’alternarsi di amministrazioni diverse in pochi anni e della moltitudine di attori proprietari degli asset sul territorio.
Per queste ragioni è difficile rendere i progetti economicamente sostenibili e la maggior parte si arena dopo la prima fase. Il limite nello sviluppo dei progetti Smart City è che il loro valore “è percepito solo nel momento in cui si implementano le soluzioni, mentre è più difficile coglierne il potenziale a priori, sostiene Giulio Salvadori Direttore dell’Osservatorio Smart City. Ci sono quindi da superare solo i primi ostacoli nell’approccio alle soluzioni smart.
Dunque Smart City in cerca d’autore: spesso si nota una scarsa consapevolezza rispetto alle vere potenzialità delle tecnologie, con molti Comuni che sono convinti di adottare applicazioni smart quando in realtà sono fermi a un livello ancora superficiale di innovazione. Per liberare il potenziale dei progetti di Smart City è necessario, dunque, sviluppare innanzitutto una cultura dell’innovazione che permetta di identificarne tutti i vantaggi, compresi quelli che nascono dall’unione di più applicazioni verticali in sistemi integrati.
Il problema, come è stato evidenziato più volte e come in fondo è stato confermato da decisioni anche recenti del Governo e dei Ministeri coinvolti, è che da qui alla data fatidica del 2026 i Comuni “dovranno gestire coscienziosamente le risorse, sopperire alla carenza di competenze e di personale amministrativo e tecnico, oltre a rispettare le scadenze imposte”.
Ma non è affatto detto che i Comuni, specie quelli più piccoli, sappiano prendere bene in mano la situazione.
La possibile soluzione per accompagnare le Amministrazioni verso una profonda trasformazione urbana è quella di dare loro supporto in tutte le fasi degli investimenti del PNRR Un lavoro non da poco, perché deve coprire ambiti che spaziano dall’identificazione delle procedure per l’assegnazione dei fondi alla scrittura dei bandi, dal controllo sul progressivo raggiungimento degli obiettivi fino alla gestione della manutenzione delle soluzioni implementate.


