Clima, falliti gli obiettivi del 2015: Lula riunisce 50 leader prima di Cop30

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Belém è una città fluviale del Brasile tra l’Amazzonia e l’Atlantico, ha 1,4 milioni di abitanti, metà dei quali vive nelle baraccopoli o favela

Ora si trova per la prima volta a ospitare un grande evento internazionale, nonostante diverse preoccupazioni sull’insufficienza delle sue infrastrutture.

Lunedì partiranno infatti i lavori della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici del 2025 (Cop30), che mai prima d’ora avevano avuto per sfondo la più grande foresta del pianeta Terra.

Già da oggi però si sono riuniti una cinquantina di capi di Stato e di governo su invito del presidente Luiz Inacio Lula da Silva per il Belém Climate Summit, un pre-vertice per provare a fare qualche passo avanti nelle discussioni prima dell’inizio della Conferenza vera e propria.

Mancano all’appello però quattro delle cinque economie più inquinanti del mondo: Cina, Usa, Russia e India. Gli Stati Uniti guidati da Donald Trump, quest’anno, non manderanno rappresentanti di alto livello neanche alle riunioni principali di Cop30.

Lula, nel suo intervento, ha avvertito che “la finestra di opportunità” per agire contro il riscaldamento globale “si sta chiudendo rapidamente”, all’apertura del vertice dei capi di Stato e di governo che precede la COP30 a Belém.

“Le forze estremiste fabbricano menzogne per ottenere vantaggi elettorali e imprigionare le generazioni future in un modello superato che perpetua le disparità sociali ed economiche e il degrado ambientale”, ha denunciato.

Per il presidente brasiliano, “accelerare la transizione energetica e proteggere la natura sono i due modi più efficaci per combattere il riscaldamento globale. Nonostante le nostre difficoltà e contraddizioni, abbiamo bisogno di una tabella di marcia per pianificare in modo ponderato ed equo lo sforzo necessario per invertire la deforestazione, superare la dipendenza dai combustibili fossili e mobilitare le risorse necessarie per raggiungere questi obiettivi”.

Tuttavia, “in un contesto di insicurezza e sfiducia reciproca, gli interessi egoistici immediati prevalgono sul bene comune a lungo termine”.

Lula ha anche menzionato le “centinaia di popolazioni indigene dell’Amazzonia” che, secondo lui, soffrono del “falso dilemma tra prosperità e conservazione” dell’ambiente. “Ecco perché è giusto che siano gli amazzonici a chiedere cosa sta facendo il resto del mondo per evitare il collasso della loro casa”, ha aggiunto.

In questi giorni hanno già iniziate a farsi sentire le proteste ambientaliste: in quella mostrata nel video a seguire, organizzata da Oxfam, una tra le più importanti ong globali, i leader globali vengono raffigurati impegnati a rilassarsi e dormire “mentre il mondo brucia”, spiega la direttrice esecutiva Viviana Santiago.