Clima, proviamo a rinviare la fine del mondo

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Il cambiamento climatico è tema troppo serio per lasciarlo ai climatologi. Eppure le accalorate dispute sul riscaldamento dell’atmosfera sono aperte e chiuse da chi si intesta il consenso climatologico con sentenza intesa cassazione: “Lo dice la scienza”. Alfa e omega del decreto: Gaia sta per morire soffocata dalle emissioni di gas serra, da quindi azzerare al più presto.

Su questa verità liofilizzata e diffusa via media si mobilitano da decenni accesi movimenti di massa incarnati fino a ieri dall’iconica Greta Thunberg, cui non solo media e leader politici ma persino studiosi autocertificati s’inchinavano, quasi oracolare Sibilla del clima: “Lo dice Greta”. Quest’anno però lei ha virato secca verso i “pro Pal”, più urgenti dell’ambiente. Segnale da prendere sul serio, stante l’indubbio fiuto dell’ex patrona del catastrofismo (anti)ecologico.

Qualcosa non funziona nell’abracadabra ultima chiamata per la Terra/salvezza via neutralità carbonica, codificato da 145 Paesi tra cui i 27 dell’Unione Europea e gli Stati Uniti nell’obiettivo net zero: niente emissioni nette entro il 2050 (la Cina si concede il 2060, l’India il 2070). Non pretendiamo qui di stabilire correttezza di diagnosi — dunque imminenza del giudizio universale — e relativa terapia decarbonizzante. Consideriamo le proposizioni entrambe vere.

Il problema è che la seconda non consegue dalla prima. Se stiamo tutti rischiando la vita questa cura anti-CO2 non ci salverà. Perché non funziona. Il presunto obbligo morale è non sequitur logico e fattuale. Alibi che ostacola l’impegno verso l’ecoadattamento come terapia parallela. Determinante. Dove la priorità è data non alle cause ma al contrasto degli effetti devastanti su ambiente e salute di temperature imbizzarrite. Scelta indotta dall’inefficacia dell’approccio corrente.
Baku, 22 novembre: attivisti per il clima

La battaglia per la decarbonizzazione è persa. Per vincerla occorrerebbero forse secoli. Non possiamo aspettare. Urge limitare le conseguenze della sconfitta. E sperare che nel frattempo non ci sorprenda l’autodistruzione dell’umanità. Esito oggi più probabile per via bellica — terza e ultima guerra mondiale alle porte? — che climatica.

Parlano i numeri. Nonché decrescere, la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera aumenta costantemente: nel 2018-22 dello 0,8% annuo. Se assumessimo che ogni anno diminuisse dell’1% la neutralità carbonica verrebbe raggiunta nel 2160. L’obiettivo net zero 2050 sarebbe possibile solo riducendo le emissioni del 4,8% ogni anno.

Lucio Caracciolo