Svita quel tappo, ragazzino. E odora. Sa di mandorle, la coccoina. Sa di scuola, di tasca del grembiule, di macchie biancastre di fronte alla corte marziale della mamma, di mani felici e appiccicose
Sa di astuccio, di profumo dell’anima del lapis. Sa di quaderno nuovo, di compagni fraterni e antipatici, di ragazzine all’ultimo banco che sbocciavano e non ti guardavano mai.
La coccoina era un rito. Bellissima, in quella confezione argentata, metalizzata, liscia al tatto, perfetta nella sua compattezza. Aprirla, svitare quel tappo che nessuno può svitare più. Estrarre con chirurgica prudenza il pennellino, alloggiato al centro, con quella appendice morbida che avrebbe solcato quaderni di scuola, diari, album delle figurine.
E soprattutto farsi travolgere da quell’incanto olfattivo, quell’odore di mandorle che ti invadeva le narici, e ti faceva capire che quelli erano i momenti più belli di sempre.
La coccoina attaccava i pezzi della tua acerba vita. Li assemblava, li consegnava al mondo. Il pennellino, con pazienza, incollava al foglio a righe o a quadretti brandelli della tua “ricerca”, fissava sulle pagine del diario letterine d’amore, pensieri, fiori che avevi trovato quel pomeriggio correndo al parco dietro a un pallone.
La coccoina fissava l’immagine di Gigi Riva che, in rovesciata, portava la gamba sinistra ad altezza inimmaginabile per quei tempi di scarso atletismo. O la Polaroid che ti ritraeva, lontano, sfuocato e lattiginoso, su una pista da sci che ti faceva fremere di nostalgia.
Odori, sapori, brandelli di ricordo. Vita attaccata alla vita che verrà. La coccoina, con quel barattolino bellissimo, ha fatto irruzione all’improvviso, banalmente leggendo la notizia del nuovo album delle figurine Panini.
Tecnologiche, addirittura realizzate con l’intelligenza artificiale. Pegno da pagare al mondo che cambia. Un flash abbagliante non mi risparmia: la sera, fuori un debole libeccio, il suono della tv in lontananza tra show del sabato sera e sceneggiati esoterici con Ugo Pagliai, la camerina chiusa a chiave, il mondo fuori, il barattolo della Coccoina, la scrivania macchiata di bianco, una figurina attaccata dopo l’altra.
Con quell’odore di mandorle che vola ovunque, e ti fa capire di essere felice. Nessun ragazzino sviterà mai più quel tappo, liberando un profumo unico.
Bella e terribile, la nostalgia.



