Ho perso un’altra occasione buona stasera, è andata a casa con il negro la troia.
Mi son distratto un attimo… colpa d’Alfredo che con i suoi discorsi seri e inopportuni mi fa sciupare tutte le occasioni. Io prima o poi lo uccido. Lo uccido”
Benvenuti nella provocazione 1980 style. Vasco Rossi (giusto oggi settantenne rockstar, auguri!) è un giovane deejay di provincia che comincia a mettere fuori la testa da quel mondo stretto e monocromo così meravigliosamente dipinto l’anno prima in quello che diventerà retroattivamente un altro suo cavallo di battaglia: Fegato Spappolato (“La sera che arriva non è mai diversa dalla sera prima. La gente che affoga nell’unica sala: la discoteca. Ci vuol qualcosa per tenersi a galla sopra questa merda…”).
Ma andiamo con ordine. Quello dell’inizio è l’incipit di Colpa d’Alfredo, title track dell’omonimo album. Il terzo di una lunga carriera. Per certi versi la sua ultima hit prima di cominciare la rapidissima ascesa verso l’Olimpo delle star (quelle che si trovano a bere whisky al Roxy Bar), la cui scala per il paradiso ha come gradini Siamo Solo noi dell’anno successivo, ma soprattutto le due partecipazioni sanremesi del 1982 e 1983: Vado al Massimo e Vita Spericolata.


