Considerazioni sul debito dei Paesi Emergenti

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La curva del debito sovrano dei Paesi Emergenti in USD (hard currency) presenta attualmente una buona opportunità di investimento: i rendimenti (e soprattutto gli spread che ne sono il fattore chiave) offerti dalla parte breve della curva stessa sono più elevati rispetto a quelli offerti da scadenze più lunghe

Questo tipo di strategia gode, tra l’altro, di una serie di vantaggi, fra i quali possiamo considerare un minor rischio duration (inferiore di oltre il 65% rispetto alle strategie Full Duration), una volatilità annualizzata ridotta di più del 50%, un livello minore di Max Drawdown che aiuta a ridurre il contributo alle eventuali oscillazioni “negative” di portafoglio e infine un’esposizione simile dal punto di vista geografico e di merito creditizio alle strategie tradizionali All maturity sul debito emergente.

Se andiamo poi ad analizzare i rendimenti in valuta locale notiamo che sono su livelli strategicamente molto interessanti. Nei Paesi Emergenti la natura dell’inflazione è stata differente, maggiormente guidata dall’impennata delle materie prime e dell’energia. I tassi reali sono piuttosto attraenti in molte di queste economie. La recente volatilità sui mercati non sembra aver minato la fiducia nel debito emergente a giudicare dai consistenti afflussi sull’asset class dei primi 4 mesi dell’anno.

I ritorni complessivi da inizio anno sono stati positivi con l’effetto valutario che ha contribuito per circa il 2%, la componente prezzi dei bond per un altro 2% e l’effetto cedole per l’1.7%. I problemi del sistema bancario USA hanno causato la discesa dei tassi in valuta locale, contrariamente a quanto accaduto lo scorso anno con i tassi Fed in rialzo. Questo è positivo, perché l’incertezza questa volta non ha causato la fuga dagli asset più rischiosi. Le componenti di rendimento (prezzi, cambi e cedole/carry) potrebbero, pertanto, continuare a generare reddito anche nei prossimi mesi.