In questa intervista il presidente del M5S offre la sua visione sui rapporti fra l’Occidente e la Russia fino ad arrivare al futuro del centrosinistra. Secondo Conte l’Europa deve giocare una sua partita diplomatica, alla ricerca di una “soluzione politica” alla guerra, senza seguire tutte le orme degli Stati Uniti. Almeno non “pedissequamente”. Ma il punto di partenza di ogni riflessione non possono che essere le rivelazioni choccanti sulle esecuzioni di civili ucraini a Bucha.
Qui di seguito il testo integrale della mia intervista a “Repubblica” 
Presidente Conte, ha visto?
Sono episodi che oggettivamente portano il conflitto in una dimensione molto diversa. Letta chiede un embargo del petrolio e del gas russo. E lei?
«Io penso che questi atti configurino dei veri crimini di guerra e i responsabili dovranno risponderne davanti alla Corte penale internazionale. Ma come Unione Europea non dobbiamo rispondere a queste atrocità con un’escalation militare, se vogliamo che termini questa carneficina dobbiamo lavorare con tutti gli strumenti a nostra disposizione per una soluzione politica».
Zelensky a “Fox News” ha detto che, a questo punto, l’unica soluzione è la vittoria dell’Ucraina. In Italia invece molti, spaventati dalla guerra, sono preoccupati soprattutto di offrire una via di uscita a Putin. E se invece la strada giusta fosse proprio puntare alla sua sconfitta?
«Con la guerra non si gioca e l’Europa deve avere una posizione chiara.
Una cosa è offrire il necessario sostegno all’Ucraina, altra cosa è pensare di procrastinare il conflitto nella speranza di piegare la Russia. L’Europa deve promuovere una soluzione politica, che muova dal riconoscimento del principio di autodeterminazione dell’Ucraina. Va inoltre evitato che la corsa al riarmo possa assorbire le risorse che invece dobbiamo destinare al rafforzamento dei nostri sistemi di sicurezza sociale e della transizione energetica».
Al 40° giorno di guerra la Russia sembra puntare a superare l’isolamento diplomatico con un’offensiva “multipolare” che coinvolge Cina e India. Come deve rispondere l’Occidente e l’Europa a questa sfida?
«La Russia ha un disperato bisogno di contrastare il suo isolamento politico. E per questo proverà a intensificare le relazioni con i giganti asiatici e a sfruttare le strutture cooperative già esistenti come la Shanghai Cooperation Organization, in cui si ritrovano proprio Cina, Russia e India. Il rischio che le nostre sanzioni spingano a integrare queste economie è molto alto. È per questo che l’Unione europea e gli Usa devono sferrare una grande offensiva politica e diplomatica nei confronti della Cina e dell’India: bisogna assolutamente evitare che la vecchia logica della Guerra fredda si riproponga in termini ancora più dirompenti del passato con il blocco della Nato da un lato e un blocco euro-asiatico dall’altro lato».
«Credo che il contagio della democrazia sia la più grave minaccia percepita dal sistema russo che, nel corso degli anni, si è sviluppato in direzione sempre più autocratica. Nel corso degli anni ’90 in Russia era ancora prevalente l’idea di una collaborazione con la Nato.
Poi c’è stata la repressione in Cecenia, la guerra per l’Ossezia del sud, l’occupazione della Crimea, adesso l’Ucraina. Sono evidenti le linee di un disegno neo-imperialista che mira a recuperare un’influenza russa, diretta o per interposto governo, nelle vecchie repubbliche sovietiche».
In Italia c’è ancora chi addebita alla Nato la “provocazione” contro la Russia. Lei ha partecipato ai vertici Nato come premier, c’era davvero questa aspirazione a tirare dentro l’Ucraina?
«Personalmente credo che la decisione di invadere l’Ucraina sia stata accelerata più dal ritiro della Nato in Afghanistan e dalla convinzione che l’Europa post-pandemica si sarebbe ritrovata divisa, che da improvvidi tentativi di far rientrare l’Ucraina nella Nato.
Ma sull’alleanza atlantica occorre fare una valutazione più ampia. Quando Macron ne decretò la morte cerebrale, io lo ritenni un giudizio errato. Ma non dobbiamo nasconderci le contraddizioni in cui si avvolge da anni: il disimpegno degli Usa in Medio Oriente, il ritiro non concordato in Afghanistan, la scarsa attenzione per l’area del Mediterraneo ci inducono a valutare come gli interessi strategici dell’Italia e dell’Unione Europea non sempre siano coincidenti con quelli degli Stati Uniti».



