CONTRO LA FEBBRE DELLE BOLLETTE LO SCOSTAMENTO È TACHIPIRINA O VACCINO?

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La premier designata Giorgia Meloni non ha fatto mistero, mentre ancora la campagna elettorale era in corso, di divergere dagli alleati di Forza Italia e soprattutto della Lega salviniana sul tema della concessione o no della autorizzazione, da parte del nuovo Parlamento, al prossimo governo di destra centro a contrarre un debito addizionale per finanziare il maggior fabbisogno necessario a coprire il rincaro insostenibile delle bollette

Ampliare il deficit del bilancio dello Stato per una manovra che – tecnicamente – finirebbe ascritta al novero delle spese correnti, sebbene dal contenimento delle fatture di luce e gas dipenda la sopravvivenza immediata di decine di migliaia di imprese, secondo la leader di Fratelli d’Italia vorrebbe dire consegnare importanti risorse pubbliche alla schiera degli speculatori che finora hanno causato l’ascesa irrefrenabile dei listini.

La priorità, che avrebbe dovuto essere però accolta fin dalla scorsa primavera quando arrivò sul tavolo del Consiglio della UE la proposta originale di Draghi, rimane quella di fissare un tetto massimale europeo al prezzo del combustibile, creando così di fatto un centro unico per l’acquisto dello stesso da fonti terze. Tuttavia, più il tempo scorre, più cala l’efficacia di questo intervento soprattutto dopo le reiterate aggressioni al gasdotto Nord stream che nella pratica hanno azzerato il flusso di idrocarburi russi verso Roma e Berlino. Circostanza che rappresenta il culmine di una serie di progressivi razionamenti da Mosca a seguito dei quali la leadership nelle forniture è passata alla Norvegia, Paese che non aderisce all’Unione di Bruxelles e che, da inizio emergenza a oggi, ha moltiplicato per dieci i propri incassi correnti alla voce del gas.

Guido Crosetto, ideologo di Fratelli d’Italia e primo consigliere di Giorgia Meloni, ha indicato in 65 miliardi i fondi che, attraverso i residui non utilizzati dei programmi europei e una quota del vigente Pnrr sulla transizione energetica, potrebbero essere dedicati al contenimento delle bollette autunnali e invernali, ma per potersi procedere alla riassegnazione di tali somme servirebbero il parere favorevole e il nulla osta che competono alla commissione von der Leyen, il che potrebbe richiedere tempi eccessivi dal momento che lo spirito solidale continentale dei tempi della prima ondata di covid sembra essere soltanto più un malinconico ricordo.

Un’altra via utilizzabile, e peraltro prevista da una legge dello Stato in vigore da trent’anni, è quella connessa al reimpiego degli introiti erariali, esorbitanti rispetto alle previsioni antecedenti l’emergenza, dovuti al fenomeno che in gergo burocratese anglofono va sotto l’espressione di fiscal drag. Esso definisce, in pratica, il drenaggio di quote di reddito, piuttosto importanti date le variazioni più recenti al livello del costo della vita, che l’inflazione porta in dote al bilancio pubblico in forza dell’adeguamento dei prezzi al dettaglio soggetti a Iva e dei redditi nominali assoggettati a Irpef. Si tratterebbe, secondo alcune stime circolate nel corso dei comizi elettorali, di oltre dieci miliardi che, per vincolo normativo esplicito, dovrebbero tornare ai cittadini contribuenti sotto forma di agevolazioni per assorbire e neutralizzare gli aumenti. Condizionale d’obbligo poiché anche le più recenti manovre del governo Draghi non hanno attuato la sospirata restituzione.

Comunque sia, e pure sommando tutti gli importi corrispondenti ai margini potenziali attivabili dal governo italiano, dalla riassegnazione dei fondi UE inutilizzati alla restituzione integrale del fiscal drag, il totale messo in campo nella migliore delle ipotesi rimarrebbe ben distante dalle manovre singolarmente deliberate dai governi di Regno Unito e Germania federale: due esecutivi di diverso indirizzo politico, di centrodestra il primo e socialdemocratico il secondo, ma accomunati da piani molto simili per contenuti e per entità che spaziano da 150 a 200 miliardi di euro con cui calmierare i rincari domestici fino a tutto il 2023.

Su un punto la futura prima Premier donna italiana ha totalmente ragione: senza interventi paralleli che segnino una netta linea di demarcazione da un irresponsabile passato di prevalente dipendenza energetica da fonti esterne, ogni soldo utilizzato per coprire il sovraccosto delle bollette, da adottare in ogni caso per scongiurare l’allargamento della forbice di povertà e fallimenti, rappresenta in ultima analisi un finanziamento ai movimenti speculativi in corso alla borsa del gas di Amsterdam.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI