Venerato come il Grande Leader della Patria, Kim Jong-il ha governato il Paese per 17 anni, compreso il periodo della grande carestia a metà degli anni ’90. Era stato nominato erede nel 1974 da suo padre, Kim Il-sung, il “presidente eterno”, e negli anni successivi aveva iniziato a espandere il suo potere fino a diventare il leader de facto del Paese. Ufficialmente ne prese le redini nel 1994, anno della morte del padre, fondatore della Corea del Nord.
Noto per la sua passione per il cognac Hennessy e per la sua vasta collezione di film, era visto come una figura solitaria poiché raramente viaggiava all’estero. Incontrò i presidenti sudcoreani a Pyongyang nel 2000 e nel 2007, nell’ambito della ‘sunshine policy’, in cui furono siglati importanti accordi per la riconciliazione e la promozione della cooperazione economica tra le due Coree. I rapporti bilaterali, tuttavia, ebbero un brusco scossone dopo il 2010 quando una nave da guerra sudcoreana fu affondata nel Mar Giallo a causa di siluro del Nord, secondo l’intelligence di Usa e Seul, e Pyongyang sferrò un attacco di artiglieria su un’isola del Sud al confine.
Durante il suo governo, Kim lanciò la politica del ‘songun’ (l’esercito prima di tutto), avviando gli esperimenti nucleari con il primo test nel 2006. Nel 2008, Kim Jong il fu colpito da un ictus, e furono accelerate le procedure per garantire la successione al figlio Kim Jong-un, salito al potere dopo la sua morte –


