Così Leonardo dà a Violante 300mila euro l’anno

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Anche al tempo del governo Meloni, i grandi vecchi della politica rimangono sempreverdi. Uno di loro è Luciano Violante, che negli anni ha lentamente cambiato pelle, dismettendo i panni apertamente politici di ex dirigente prima del Pci e infine del Pd, per vestire quelli di tecnico

Sempre con una sfumatura di parte, ma fortificando le entrature nel mondo della destra. Utili soprattutto ora che il colore dell’esecutivo si è fatto più scuro e che però è alla ricerca di referenti e interlocutori non ostili. Non a caso, negli ultimi tempi Violante si è esercitato in articoli e interviste in cui ha allontanato timori sul fascismo, difeso la nomina di Chiara Colosimo al vertice della commissione Antimafia e criticato i contestatori della ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, al salone del Libro di Torino.

Del resto, forte anche dell’aura istituzionale di ex presidente della Camera, la voce più ripetuta sull’ex magistrato è la sua ambizione al Quirinale. Oggi fresco ottantaduenne, un tempo lo si sarebbe considerato troppo vecchio ma il secondo mandato del suo coetaneo Sergio Mattarella ne avrebbe tenuta accesa la fiammella di speranza.

Del resto, proprio questa sua vocazione alla trasversalità lo sta favorendo con il nuovo vento di destra. Negli ultimi tempi il suo è stato il nome più richiamato nelle locandine dei convegni d’area Fratelli d’Italia, a partire da quelli della fondazione Tatarella dove Violante è intervenuto per ricordare l’ex avversario politico ed è stato accolto più che calorosamente.

Tanto da essere diventato ormai il jolly per coprire la quota “sinistra” in tavole rotonde e convegni istituzionali. Tuttavia, il ruolo di pontiere gli è sempre stato congegnale e con il mondo della destra ha sempre avuto un canale di comunicazione privilegiato, soprattutto in materia di giustizia, già ai tempi dei governi Berlusconi.

A consolidarlo definitivamente come volto avversario ma non nemico della destra fu però un suo discorso diventato celebre come l’apertura ai «ragazzi di Salò». era il 1996 e Violante si stava insediando allo scranno più alto di Montecitorio, da lì disse che gli italiani dovevano fare pace con la storia e che serviva uno sforzo per capire le ragioni per cui tanti giovani nel 1943 si arruolarono per la repubblica sociale italiana.

Non tutto il mondo intorno a Meloni, però, ama Violante e una parte di chi viene dalla destra sociale non apprezza ritrovare un ex comunista ma anche ex magistrato così vicino alla stanza dei bottoni. «Non tutti noi si sono dimenticati che Violante diventò Violante anche con le indagini che fece da magistrato su quelle che all’epoca venivano chiamate “trame nere”», dice una fonte dell’ex Movimento sociale di Roma. Violante, infatti, indagò sulla sigla terroristica neofascista Ordine nero e sui campi paramilitari in val di Susa.

Un passato considerato remoto per i suoi estimatori – tra cui l’ex collega di toga e amico Alfredo Mantovano, oggi potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio – un’onta incancellabile invece per i più legati alle tradizioni post-fasciste.Il suo rapporto con il governo, però, è un fatto: corroborato anche formalmente con l’investitura – rivelata da l’Espresso – come presidente del Comitato per gli anniversari nazionali, la valorizzazione dei luoghi della memoria e gli eventi sportivi di interesse nazionale e internazionale.

Un compito tanto altisonante quanto nebuloso, che però ne certifica il legame con la galassia che ruota intorno a palazzo Chigi. L’attività verrà svolta a titolo gratuito, ma un’entrata fissa per Violante è tornata comunque ad esserci.

GIULIA MERLO