In particolare, in area critica si passa dal picco di 1.717 del 17 gennaio a 896 del 22 febbraio; in area medica dal picco di 19.913 del 31 gennaio a 13.076 del 22 febbraio. Al 22 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 20% in area medica e del 9,3% in area critica. Ad eccezione di Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e Veneto, tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica; 10 Regioni vanno oltre la soglia del 10% in area critica. “Si conferma un’ulteriore riduzione degli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – la cui media mobile a 7 giorni scende a 66 ingressi/die rispetto agli 80 della settimana precedente”
“Se i dati consentono di guardare avanti con ragionevole ottimismo, non è accettabile approfittare della fine dello stato di emergenza per confondere le carte in tavola: discesa della quarta ondata non significa circolazione endemica del virus né, tantomeno, fine della pandemia. Tali accezioni, infatti, rappresentano distorsioni della realtà che disorientano la popolazione e rischiano di legittimare decisioni azzardate”.
“La quarta ondata – conclude – è in piena fase discendente, con evidente riduzione della pressione ospedaliera e dei decessi. Tuttavia, 50 mila nuovi casi al giorno, tasso di positività dei tamponi al 10% e quasi 1,3 milioni di casi attualmente positivi dimostrano che la circolazione del virus è ancora piuttosto elevata”, ma soprattutto, esorta Cartabellotta, “lo sguardo deve essere sin da ora rivolto al prossimo autunno-inverno: se è ragionevolmente certa una tregua nei prossimi mesi, questo tempo prezioso deve essere sfruttato al meglio per un’adeguata programmazione. Perché con il nuovo inverno il risveglio dal ‘sogno collettivo’ potrebbe essere molto brusco”.
Gli ultimi dati del Centers for Disease Control and Prevention e della UK Health Security Agency confermano la posizione dell’Ema: l’efficacia di tre dosi di vaccino nei confronti della malattia severa, nonostante un lento declino, rimane elevata (75% circa dopo 3-4 mesi). In ogni caso, al di là delle evidenze scientifiche, un ulteriore richiamo per la popolazione generale o per specifiche categorie a rischio, dovrà comunque essere preventivamente autorizzato dalle autorità regolatorie”, scrive Gimbe.

