Il Governo sta assumendo sempre più connotati trumpiani che mettono in rilievo atteggiamenti di forzatura verso le leggi e le regole dello Stato democratico e la mancanza di rispetto per gli altri poteri.
Lo dimostrano l’attacco del Governo verso i poteri e il ruolo indipendente e di controllo della magistratura, la scelta dei favori corporativi per alcune categorie a discapito di altre nel vuoto di una visione di insieme della società, che ne spinge la corporativizzazione. Basta pensare alle politiche fiscali che hanno svolto un’azione di aumento del prelievo su lavoratori dipendenti e pensionati che ne ha ulteriormente compresso i redditi reali perché sulle loro spalle grava il peso della spesa pubblica.
Ora si è aggiunto il nucleare. Lunedi 16 in Lussemburgo durante il Consiglio europeo “Trasporti, telecomunicazioni e energia” il Ministro Pichetto Fratin a nome del Governo italiano ha annunciato l’adesione all’Alleanza Europea per il Nucleare. Una decisione che sarebbe “in linea con lo sviluppo della politica energetica del nostro Governo che da quasi tre anni promuove il pieno rispetto del principio della neutralità tecnologica” per garantire “la competitività dell’industria”.
A fondamento di questa scelta il Ministro cita l’inserimento nel PNIEC di “un’ipotesi di scenario di lungo termine che prevede, al 2050, una quota di energia prodotta da fonte nucleare”. Nello scorso febbraio 2025 il Governo ha approvato un disegno di legge per ottenere una delega sul nuovo nucleare definito “sostenibile”, fingendo che non esistano più i rischi che invece restano per il nucleare civile e che non si formino altre scorie radioattive aggiuntive, come invece accadrà.
Tuttavia, questo disegno di legge del Governo per il ritorno al nucleare approvato con trombe e fanfare dopo oltre 3 mesi non è arrivato in Parlamento. Si sa che in alcune parti la bozza iniziale è cambiata, ma nessuno sa bene cosa sia cambiato.
Nella comunicazione del Ministro Pichetto Fratin si richiama l’approvazione da parte della Commissione Europea (aprile 2025) del nuovo IPCEI (Important Project of Common European Interest) sulle tecnologie nucleari innovative, dimenticando di dire che l’Italia non ha una nuova decisione legislativa in materia nucleare, anzi in tale circostanza l’Italia sarebbe stata protagonista avendo firmato la lettera di endorsement sul nucleare insieme ad altri 12 Paesi europei.
Tutto questo senza uno strumento legislativo. All’Italia sarebbe stato attribuito il ruolo di coordinatore europeo per le tecnologie di fusione nucleare, la cui realizzazione è prevista non prima di alcuni decenni e che quindi non avrà alcun effetto nella realizzazione degli obiettivi europei di decarbonizzazione entro il 2050, con una prima importante tappa nel 2030 che con ogni probabilità non riusciremo a rispettare per gli errori, i ritardi del Governo visto che secondo Terna ci sono richieste di allacciamento 2/3 volte superiori alle necessità.
Secondo Pichetto Fratin l’Italia potrà partecipare al forum dove in Europa si definiscono e promuovono meccanismi di sviluppo dell’intera catena del valore europea dell’energia nucleare. Dichiarazione che non distingue tra scelte diverse: un conto è il nucleare da fissione, pericoloso in sé, ben conosciuto, bocciato in Italia da ben 2 referendum nel 1987 e nel 2011; altro è il nucleare da fusione, del tutto diverso ma finora non disponibile perché siamo ad una fase sperimentale iniziale.
Insomma, per Pichetto Fratin tutto il nucleare è già qui, una specie di supermercato in cui tutto sarebbe già disponibile. La persuasione del Governo sulla presunta convenienza strategica di avere una quota di produzione nucleare è del tutto destituita di fondamento perché non a caso Confindustria ha chiesto al governo di legare i prezzi dell’elettricità alle rinnovabili (tutte) invece di mantenerlo legato al gas che costa molto di più. Le rinnovabili oggi sono largamente le più convenienti e per l’Italia una garanzia di indipendenza dalle fonti fossili, come dimostrano le conseguenze della guerra portata da Israele al’Iran.
Il Governo vorrebbe puntare sul nucleare ma non ha fatto i passaggi parlamentari indispensabili, a cui potrebbe sempre seguire un referendum abrogativo (il terzo). L’unico passaggio parlamentare chiede al governo di «valutare l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia».


