Cybersecurity: collocamento per mogli, figli parenti e amici

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“C’è un mercato delle informazioni. Penso si debba mettere fine a questo schifo”. Le parole utilizzate mercoledì sera da Giorgia Meloni sull’ennesimo scandalo dei dossieraggi, deflagrato con l’inchiesta della Procura di Milano sul “gruppo di via Pattari”, sono sintomatiche del doppio binario su cui spesso si muove il governo: l’indignazione da un lato, l’inerzia dall’altro.

Così, mentre il sistema della sicurezza informatica in Italia fa acqua da tutte le parti – laddove finanzieri, ex poliziotti, hacker e perfino impiegati bancari possono accedere a dati segretissimi di chiunque – sotto la gestione del governo l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn), che potrebbe essere determinante per la protezione di questi dati e di tutto il comparto digitale italiano, continua a ingrossare le proprie file di parenti, ex segretari, assistenti, autisti e fedelissimi.

Oppure di militari coi capelli bianchi, ma senza alcun passato nel campo della sicurezza digitale, portati in Agenzia quando l’ex direttore generale Roberto Baldoni – incaricato nel 2021 dal governo Draghi –. Il quale grazie a speciali norme transitorie assegnò decine di incarichi dirigenziali a titolo di speciale incarico a un gruppo di ufficiali e poliziotti portati al seguito dal Dis che ottennero promozioni e congedi immediati. Incarichi cui la gestione dell’ex prefetto di Roma, Bruno Frattasi – nominato dal governo Meloni – ha contribuito con promozioni e ricchi passaggi di livello, confermando tuttavia il gruppo dirigente nonostante la rimozione di Baldoni e garantendo tutti con stipendi adeguati ai parametri di Banca d’Italia, il 30-40% in più rispetto alla media della Pubblica amministrazione.

Vertici
Ammiragli e ufficiali da 240 mila euro l’anno
Qualche esempio. Subito sotto Frattasi, ci sono 9 direttori centrali. Prendono stipendi in media da 240 mila euro, a seconda dei livelli. E per ogni livello che si scala, si guadagnano circa 1.000 euro l’anno in più. Uno è proprio l’ex dg Baldoni, 11° livello retributivo (il più alto), al momento è senza incarico.

Dispone però di uno staff di supporto, nella persona del consigliere Gian Luigi Nanni, ex maggiore dei carabinieri già capo segreteria dell’ex direttore del Dis, Gennaro Vecchione: senza incarico il capo, senza in carico l’unità di supporto. Sono ai vertici di Acn Paola Centra, proveniente dal Mef (con Frattasi dai tempi del suo mandato ai vigili del fuoco) e Marco La Commare, livello retributivo 1, 60enne ex direttore del personale all’Ispra. E ancora i fedelissimi ammiragli Gianluca Galasso e Andrea Billet (livello 2), che insieme all’ex ufficiale dei carabinieri e documentarista DisGianluca Ignagni e all’ex archivista Stefania De Meo detengono sin dalla sua costituzione le chiavi dell’Agenzia: per loro, nessuna esperienza operativa nel campo di cybersicurezza e cybercrime. Know-how che invece potrebbe appartenere a Luca Nicoletti, che in Sogei era il braccio destro di Paolino Iorio – il manager arrestato a Roma per le mazzette e gli appalti truccati (ma Nicoletti è totalmente estraneo a qualsiasi inchiesta) – e Liviana Lotti, che gestiva il sito internet della polizia.

Poi c’è Renato Chicoli, ex ufficiale dei carabinieri in pensione, responsabile della prevenzione alla corruzione. Un incarico esterno è stato riservato a Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana Intelligence, a 370 mila euro per 3 anni. Chi spezza una lancia in favore della gestione dell’Agenzia dice però al Fatto: “A un organismo del genere non servono solo esperti informatici: ci vogliono giuristi, manager, persone di livello che abbiano le capacità di gestire questa agenzia”.

Vincenzo Bisbiglia