Ogni volta che scade un mandato pubblico, spuntano due posti in più. È come se a ogni cambio di stagione qualcuno aprisse il cassetto dei “ricollocabili”: ex parlamentari, ex assessori, ex candidati non eletti, ex di tutto
Tutti pronti a sedersi, perché in piedi non si governa: si suda. Altro che la fine “dell’amichettismo”. Il bravo Sergio Rizzo cita solo alcuni esempi su Milano Finanze. L’ultimo caso riguarda l’Arera, l’Autorità che regola luce e acqua. Scaduta a settembre, prorogata fino a dicembre.
Ma non bastava prolungare il mandato: pare che il governo voglia anche aumentare le poltrone da cinque a sette. Perché mai? Nessuno lo sa. Forse l’energia serve anche per alimentare i consigli d’amministrazione.
E da lì, il morbo dilaga. Nel GSE, il Gestore dei Servizi Energetici, il solitario amministratore unico nominato da Draghi, Andrea Ripa di Meana, è stato gentilmente accompagnato alla porta per far posto a un Cda di cinque membri. 1×5.
Dentro, due veterani della politica: Paolo Arrigoni, leghista di lungo corso, e Roberta Toffanin, forzista dal futuro assicurato. Le rinnovabili si chiamano così perché si rinnovano… loro.
Poi è toccato alla Sogesid, la società pubblica dell’Ambiente. Da tre a cinque membri anche qui: dentro Massimiliano Panero, giornalista ed ex candidato alle Europee in una lista con CasaPound, e Roberto Mantovanelli, ingegnere leghista bocciato alle comunali di Verona. La transizione ecologica si può dire riuscita: da candidato respinto a consigliere promosso.
Non poteva mancare il ministero del Lavoro, dove Anpal Servizi è diventata “Sviluppo Lavoro Italia” (che suona più ottimistico). Insieme al nome, è cresciuto anche il consiglio, da tre a cinque. Tra i nuovi arrivi, Simona Tironi, assessora lombarda di Forza Italia, un tempo “valletta” nel Processo di Biscardi. Dal calcio al collocamento: stessa panchina, altra partita.
Poi c’è Sport e Salute, la società che gestisce i fondi dello sport. Anche lì, ampliamento da tre a cinque membri: benvenute Maria Spena, ex deputata forzista, e Rita Quinzio, collaboratrice del ministro Schillaci e già compagna di banco di Arianna Meloni in Regione Lazio.
Un tempo le chiamavano “riforme dello sport”. Ora sono solo riforme delle poltrone. Nel gruppo Cassa Depositi e Prestiti la musica è la stessa, ma l’orchestra è più grande. In Cap Equity arriva Fabio Barchiesi come direttore generale e Paolo Perrone, ex sindaco di Lecce, come presidente.
Alla controllata Cdp Real Asset Sgr, con un Cda da sette persone, entrano Michele Zuin (assessore a Venezia), Carla Cappiello (ingegnere e candidata FdI alle Europee, ma non eletta) e Simona Pergreffi, ex senatrice leghista. Sette per governare gli asset: più che un consiglio, un condominio.
E ancora: Fintecna cambia volto. Via Antonino Turicchi, dentro Mario Valducci, ex parlamentare, ex sottosegretario, ex di tutto. Con lui Maria Limardo, già sindaca di Vibo Valentia, FdI. Una panchina lunga così non la vedono neanche al Milan. Nel frattempo, nascono nuove società pubbliche come germogli di primavera: Autostrade dello Stato, tre consiglieri già pronti a chiedere un ampliamento, e Acque del Sud, erede dell’Eipli, con sette amministratori per distribuire l’acqua in Puglia, Basilicata e Irpinia. Più che un ente idrico, un idroscalo politico.
Il ministro Salvini, in piena trance produttiva, progetta addirittura una società pubblica unica per gestire tutti i porti italiani. Una specie di “Portitalia S.p.A.”, dove l’unico traffico sicuro sarà quello delle nomine.
E qualcuno mormora persino di una nuova Authority per l’energia nucleare. Non si sa se per gestire gli atomi o per generare altre cariche radioattive. La destra al governo, che prometteva di tagliare i costi della politica, li sta gonfiando come una mongolfiera.



