D’Alema: “Nulla di illecito o poco trasparante. Ho peccato di mancanza di cautela”

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Non ho fatto nulla di illecito o poco trasparente. Sono anzi tra quelli che hanno più interesse a fare chiarezza su tutti i punti oscuri di questa storia, come la registrazione illegale”.

Così, oggi sul Corriere della Sera, Massimo D’Alema spiega la sua posizione in merito all’indagine che la Procura di Napoli sta portando avanti su Emanuele Caruso e Francesco Amato, persone con cui proprio D’Alema aveva parlato nell’ambito dei contatti con la Colombia per una possibile fornitura italiana di armi.

“Non c’è dubbio che in questa vicenda ho peccato di mancanza di cautela. Le imprese italiane, invece, hanno agito in modo assolutamente corretto e prudente – spiega D’Alema. Si è presentato da me un imprenditore salentino che conoscevo da anni, Giancarlo Mazzotta.

Mi dice che conosce due consiglieri del ministero degli Esteri di Bogotà che potevano dare una mano a promuovere attività italiane in Colombia. Informo i vertici di Leonardo e Fincantieri. Le società italiane hanno poi ricevuto inviti ufficiali e fatto incontri istituzionali – sottolinea. Ho solo messo in contatto i soggetti e sono rimasto a casa.

Chi è andato in Colomba ha svolto un’attività di promozione. E, una volta che la Colombia avesse deciso di procedere agli acquisti, magari si sarebbe trovato in una posizione più vantaggiosa. Non c’è stata alcuna trattativa, né doppia né singola! Siccome vengono tutti descritti come miei emissari, le ricordo che i due protagonisti erano consiglieri del ministero degli Esteri della Colombia; e che Mazzotta non è stato “mandato” lì da me ma invitato dal ministero di cui sopra. Io l’ho solo sollecitato a informare l’ambasciatore italiano per un’ovvia ragione di trasparenza” conclude.