Dalle macchine a soffietto e lastra alle pellicole a 35 mm, fino alle elettroniche e digitali

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Un breve viaggio nella storia della macchina fotografica

TORINO – Oggi, con l’avvento del digitale e dell’automazione dei meccanismi non fa più molta notizia parlare di macchine fotografiche; la semplicità esecutiva delle operazioni da compiere e l’immediatezza visiva dei risultati ottenuti hanno reso il fotografare oggi un’operazione “da bambini”. Ma un tempo non era così, anzi …

Petri, Kodak, Canon, Nippo, Olympus, Pentax, Chinon, Zeiss, Fuji, Ikon, Agfa, Comet, Ferrania, Bencini (prima Icaf), Minolta, Balda, Closter, Yashica, Voiglander… sono solo alcune delle tante case produttrici di macchine fotografiche italiane e straniere che sono passate nelle mani di milioni di persone più o meno preparate ad usarle.

Pure, bisogna non dimenticarle ed anzi ringraziarle per i servizi resi nel fermare immagini, ricordi, atmosfere, momenti del nostro quotidiano che spesso sono rimasti poi nel tempo e nella nostra memoria grazie ad un semplice “click”!

C’è chi colleziona questi “istanti eterni” vissuti in prima persona in apposite cornici, chi in album o in una busta alla rinfusa… e c’è chi colleziona macchine fotografiche.

Grazie ad uno di questi appassionati anni fa abbiamo organizzato una mostra ed imparato a dare corpo a quei nomi di produttori, a capire come funzionavano e come usarle al meglio.

Oggi abbiamo pensato che ripercorrere quei momenti potrebbe essere utile a ricordare o ad imparare, a capire o perlomeno a informarsi sulla “storia della fotografia”, che qui riportiamo in “sintesi allargata”. Questo perché è importante conoscere come si è passati dalle macchine fotografiche a lastre o pellicole nei vari formati a quelle elettroniche e digitali, alle prime con esposimetro incorporato (TTL) alle reflex, alle compatte o a quelle “a pozzetto” e capire e vedere, ad esempio, come si è evoluto lo scatto del diaframma da meccanico con molla a elettronico con messa a fuoco automatica (autofocus AF).

Un’evoluzione della ricerca sviluppatasi in più di 160 anni, se consideriamo il primo scatto fotografico, quello del 7 gennaio 1839 all’Académie des Sciences, di Parigi, quando l’influente François Jean Dominique Arago offrì a Louis Jacques Mandé Daguerre il riconoscimento ufficiale della sua invenzione.

Ma c’è pure quello alla chiesa della Gran Madre di Dio a Torino (foto di Enrico Federico Jest) dell’8 ottobre 1839. Non considerando quella importantissima prima foto di Nicèphore Niepce, scattata il 19 agosto del 1826: una eliografia su lastra di stagno “Vista dalla finestra della chiesa parigina di Le Gras”.
Se facciamo riferimento all’origine della parola “fotografia” – dal greco “fos” (luce) e “graphè” (disegno, scrittura) – che può essere liberamente tradotta “Scrivere con la luce”, allora scopriamo notizie curiose e strane.

Risalendo al V sec a. C. in Cina, il filosofo Mo-Ti (Mo-tzu Micius) fa riferimento in una sua opera al principio della camera oscura, ad un’immagine capovolta apparsa su una parete di una stanza buia in cui si erano infilati dei raggi di sole attraverso un buco nella parete. Ma anche ad Aristotele, 350 a. C., in “De re publica” e nel “Problemata Physica” fa riferimento agli stessi principi: sensibilità alla luce di alcune sostanze e – a proposito di un’eclissi osservata da una camera buia – alla creazione di ombre tramite un fuoco posto alle spalle degli spettatori.

Altri intuirono questi fenomeni: Euclide, Plinio il Vecchio (70 d. C.),lo studioso arabo Ibn al- Haytham (XI sec)… ma a teorizzare il fenomeno ottico della “camera oscura” furono però Leonardo da Vinci (1520) e Giovan Battista della Porta (1535–1615). Dal 1590 anche gli artisti ed i pittori utilizzarono le camere oscure per il “disegno dal vero”.

Nel 1657 Kaspar Schott praticamente inventa la prima macchina fotografica, con due cassette scorrevoli che mettono a fuoco l’immagine; Johann Heinrich Schulze nel 1676 con uno specchietto inclinato a 45° crea la prima reflex e nel 1727 osserva che alcuni sali d’argento sono sensibili alla luce; nel 1816 Joseph Nicèphore Niepce con una lastra di rame bitumata nella camera oscura ottiene la prima fotografia diretta.

Un anno importante è il 1819 quando Humphrey Davy e John F. Herschel scoprono che l’iposolfito di sodio fissa (blocca) i sali di argento: è nato il fissativo. Il 7 gennaio 1839, come dicevamo, Louis Jacques Mandè Daguerre annuncia di essere riuscito a fissare le immagini: nasce la “fotografia”, che avrà la sua prima mostra a Parigi quello stesso anno.

Nel 1860 Thomas Sutton ottiene il brevetto del Liquid Panoramic: il primo grand’angolo che copre 129°. Nel 1873 per merito di Leon Vidal nasce il colore in fotografia, che l’anno successivo viene prodotto sulla prima pellicola in vendita.

Poi, nel 1888 per merito di George Eastman nasce la macchina Kodak che l’anno dopo funzionerà con una pellicola di nitrocellulosa. Solo nel 1930 nasce il flash a lampadina con fogli di alluminio che bruciano velocemente, mentre due anni dopo, nel 1935, in Russia la Cnopm crea la prima reflex per pellicola 35mm. Tre anni dopo nasce la prima automatica, la Six-20, per merito della Kodak.

Ci vuole però il 1948 per avere la Polaroid per merito di Edwin Land, mentre nel 1976 la prima mostra di foto a colori entra in un museo: al Modern art di N. Y.

L’era “moderna” della macchina fotografica, la fotografia digitale, nasce il 24 agosto 1981, quando la Sony presenta la Mavica che utilizza un supporto magnetico al posto della pellicola. Ci vuole però il 2003 per avere la divulgazione popolare dello strumento, quando la Canon, con la 300D, introduce una versione aggiornata del reflex digitale – che aveva introdotto nel 1991 per prima la Kodak – che abbatte di molto i costi.

Questa è una breve sintesi, i passaggi del progresso in fotografia furono molto più dettagliati, ad esempio nello studio e scoperta dei composti che stabilizzavano l’immagine dopo quelli che la catturavano, le varie tipologie di camere oscure, obiettivi e di reflex… ed ancora le fotografie subacquee… Due parole su questo tipo di fotografie. La prima subacquea su realizzata nel 1856 da William Thompson, nel 1954 il primo documentario da Hans Haasai nei Caraibi… nel 1991 Emory Kristof fotografa il relitto del Titanic a 3.800 m di profondità.

Oltre Daguerre, altri personaggi vantarono questa scoperta: Gauné, francese, nel 1827, Towson inglese, nel 1830, Hofmeister, un parroco tedesco, nel 1834, Reade, ancora un inglese, nel 1836… ma nessuno riuscì a dimostrarlo. Daguerre fin da subito e da sempre è considerato l’inventore della tecnica fotografica, ma obiettivamente parlando forse lo fu il suo amico Hippolite Bayard, un impiegato del Ministero delle Finanze francese che per diletto sperimentava la fotografia e che ben 3 anni prima dell’amico (1836) riuscì ad ottenere un positivo nella camera oscura con carte di cloruro d’argento. Daguerre, diremmo oggi, fu un imprenditore rampante e divenne molto ricco; dopo aver venduto il brevetto al governo francese (che lo rese pubblico) si trasferì in Inghilterra e brevettò ancora la sua invenzione.

In ambito fotografico sono ancora molti i nomi che andrebbero citati; ad esempio l’inglese Talbot che creò la “calotipia” una tecnica che con un negativo di carta, partendo da una sola matrice rendeva possibile creare moltissime copie; oppure James Clerk Maxwell che nel 1861 creò una foto a colori partendo dalla proiezione sovrapposta di tre diversi lastre impressionate ognuna dal rosso, dal verde e dal blu, colori che venivano applicati ai tre diversi filtri in fase di proiezione; fu però il fisico francese Gabriel Jonas nel 1891 a realizzare la prima vera fotografia a colori da un singolo scatto attraverso una serie di riflessioni su uno specchio di mercurio.

Ed ancora ricordiamo, ma non in forma esaustiva, la Polaroid che nel 1934-1939, per opera di Edwin H. Land realizzò una pellicola di nitrocellulosa trasparente con cristalli di solfato di iodiochinino, orientati con un campo magnetico, anche se bisogna attendere il 1963 per avere la prima vera pellicola a sviluppo immediato, la Placolor, usata nelle Polaroid.

Dal 1969 inizia la rivoluzione digitale ad opera dei fisici Boyle e Smith che inventarono il CCD (Charge Coupled Device: consente la conversione dei fotoni (luce) in arrivo in cariche elettroniche all’interfaccia semiconduttore-ossido che le blocca ed immagazzina). Gli anni ’70 vedono la battaglia Canon/Nikon nel far progredire tecnicamente lo strumento, battaglia grazie alla quale i costi si abbassarono molto, mentre la qualità delle immagini cresceva.

Addirittura nel 1975 dalla Kodak fu acquisita e secretata una invenzione (di Steven Sasson) che creò la prima fotografia digitale; tolta dal commercio per paura che crollasse il mercato delle pellicole e della macchine fotografiche analogiche, cosa che comunque poi avvenne.

Bisogna arrivare al 1981, come abbiamo già accennato, per vedere sul mercato la Mavica (magnetic video camera) della Sony, la prima fotocamera digitale che memorizza le immagini su un floppy. Nel 1989 vide la luce la prima compatta digitale. Nel 1996 nasce lo schermo LCD ad opera della Casio, col quale è possibile vedere subito le foto scattate.

Nel 2002, ed ancora negli anni successivi, oltre al primo telefono cellulare integrato con fotocamera della Nokia, avvenne la massificazione della fotografia digitale, fino al 2012 anno in cui possiamo definire finita l’epoca della fotografia analogica, anche se – per i tanti ancora appassionati di questa tecnica – è stato necessario riaprire le linee di produzione delle pellicole, ma in quantità molto minori.

Fotografia oggi è anche arte – forse non meno della pittura in qualche caso – ma nessun mezzo tecnico per quanto perfezionato negli anni potrà, come nella pittura, sostituire l’uomo e la sua capacità di saper leggere la realtà, infondervi idee ed emozioni e trasmettere il suo messaggio al prossimo.

Concludiamo con uno stralcio del Codice Atlantico in cui Leonardo (1452-1519) descrive la camera oscura: “La sperientia mostra … quando per alcuno piccolo spiraculo rotondo penetrano le spetie delli obietti alluminati in abitatione fortemente oscura, allora tu riceverai tale spetie in una carta bianca posta dentro a tale abitatione alquanto vicina a esso spiraculo e vedrai tutti li predetti obbietti in essa carta colle lor proprie figure e colori, ma saran minori e fieno sotto sopra per causa della detta intersegatione …”

Nella foto: una Ica-Kino-Zeiss – modello ica akt dressden con soffietto a lastra – costruita tra il 1919 ed il 1926 in Germania, con accanto una Chinon modello CM 4 del 1979 con pellicola 35mm costruita in franco Giappone.

franco cortese

Franco Cortese