Sulla questione della maternità per conto terzi ha vinto una evidente sovrapposizione, certo non nuova in Italia, tra opinione e legge. Nel senso che un’opinione è diventata legge
Per spiegarmi: non è una pratica che condivido, né alla quale avrei fatto ricorso nel caso non avessi potuto avere figli. Ma sto parlando di me, non del ventaglio di situazioni differenti, alcune amorevoli, altre soprattutto venali, altre ancora di ingiudicabile natura e movente, che quella situazione comprende.
E dunque non mi sognerei mai di dichiararla illegale, men che meno con la pomposa dicitura di “reato universale” che fa pensare ai crimini di guerra, certo non al reparto maternità.
Su questo punto so di ripetermi, ma è un punto davvero fondamentale. Distingue lo Stato etico — ma “etico” è un complimento, sarebbe più consono chiamarlo Stato moralista — che orienta e giudica i comportamenti privati, dallo Stato liberale, che persegue i reati contro la persona, non quelli contro la morale (quale, poi?).
Se una donna viene costretta a concepire un figlio per altri con la coercizione, o la circonvenzione, è reato già adesso. Se lo fa per sua scelta, economica o altruistica o entrambe le cose insieme, non è proprio accettabile che lo Stato intervenga.
Lo Stato moralista non è soccorrevole né rispettoso della vita delle persone. L’attuale maggioranza è fortemente indiziata di volerlo costruire. Non ci riuscirà, perché la vita reale è potente e imprendibile. Ma ci sta provando, e nel provarci farà concreti danni, e non astratti, non ideologici. Danni alle persone e alle loro vite.
Michele Serra


