Una settimana densa di dati economici si è chiusa con una sorpresa sul fronte delle politiche monetarie globali
Partendo proprio da quest’ultima, sono arrivate infatti indiscrezioni dal Giappone secondo le quali la BoJ si starebbe apprestando ad “attenuare” la rigida politica di controllo delle curve dei rendimenti, allargando la banda di tolleranza del tasso. Si tratta di una decisione di non poco conto che potrebbe influire pesantemente sui flussi di investimento a livello globale, dato che gli investitori giapponesi sono i maggiori detentori esteri del debito governativo USA e posseggono anche ingenti quote di obbligazioni europee e australiane: tassi più alti in Giappone potrebbero spingere verso un rimpatrio di flussi all’estero con chiare conseguenze sul mondo obbligazionario globale. La reazione sui mercati è stata immediata con lo Yen in forte apprezzamento e un balzo dei rendimenti a
10 anni che ha coinvolto anche le curve USA e Europa.
La settimana ha visto anche la pubblicazione di altri dati che hanno fornito un quadro più chiaro sullo stato di salute dell’economia europea e americana.
I PMI Flash dell’Eurozona di luglio hanno confermato un quadro di attività in rallentamento e sotto le attese, attività che è tornata in moderata contrazione, ai minimi da novembre. Si conferma sempre in pesante recessione il manifatturiero, mentre la crescita nei servizi ha rallentato parecchio fino a farsi quasi marginale. In generale un report coerente con una contrazione nel terzo trimestre del 2023: prospettive fosche che trovano conferme anche nella pubblicazione della BCE Lending Survey (indagine sul credito) dove la richiesta di prestiti da parte delle imprese si è collocata al livello più basso dal 2003, mentre è in forte calo (ma più lento) anche la domanda di mutui da parte delle famiglie.
Le condizioni del credito per famiglie e imprese da parte delle banche nell’area dell’euro hanno continuato a stringersi nel secondo trimestre, fattore che contribuirà a frenare la domanda e rallentare l’attività, a dimostrazione di come l’impatto del tightening continui a riverberarsi sull’economia.
Quadro decisamente migliore negli USA, dove, a fronte di un rallentamento a luglio nei servizi, si registra una crescita del PIL per il secondo trimestre decisamente superiore alle attese, attraverso il contributo di consumi e investimenti (non residenziali), tanto da far scongiurare il rischio di una recessione o addirittura ipotizzare uno scenario di soft landing, rendendo potenzialmente più aggressiva la Fed.


